Title | Confucio - Riassunto Storia del pensiero cinese |
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Author | Laura Cellini |
Course | Storia Della Filosofia E Delle Religioni Della Cina 1 |
Institution | Università Ca' Foscari Venezia |
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Riassunto del pensiero di Confucio integrato con gli appunti presi a lezione. ...
Storia del pensiero cinese 1-Confucio Nel VIII secolo a.C. con l’epoca delle “Primavere ed Autunni” ha inizio il declino della sovranità Zhou. La perdita del prestigio del sovrano in carica comporta il discreditodell’istanza suprema che ne è garante e ciò mette in moto il pensiero filosofico. Con Confucio inizia in Cina la grande apertura filosofica che si riscontra parallelamente nelle altre tre grandi civiltà della “età assiale” del primo millennio precedente l’era cristiana: mondo greco, ebraico e indiano. A differenza dei suoi contemporanei greci o indiani, Confucio non è né unfilosofo all’origine di un sistema di pensiero, né il fondatore di una religione. La sua importanza sta nel fatto che ha proposto per la prima volta una concezione etica dell’uomo = apre le porte all’educazione. è la latinizzazione operata dai missionari gesuiti in CinadiKongfuzi 孔 夫子 ( maestro Confucio Kong). Le scarse notizie biografiche sono successive(1) a lui, ma in un libro, intitolato I Dialoghi (2) compilato sulla base degli appunti dei suoi allievi, sono riferite, nella forma del discorso diretto, le sue parole. Secondo le date tradizionali (551-479 a.C.) avrebbe vissuto fino a 72 anni. E’ originario del principato di Lu e vicino alla casa reale dei Zhou. Benché le sue origini fossero aristocratiche, il suo status era decaduto. potè però studiare le “sei arti” = Liuyi (riti, musica, tiro conl’arco, guida dei carri, calligrafia e matematica), fondamento dell’educazione nobiliare. Avrebbe lasciato il suo paese natale e dopo i sessant’anni sarebbe tornato a Lu dove insegnò a dei discepoli. E’ in quel periodo che avrebbe iniziato la revisione degli antichi testi dai quali sarebbero usciti i Classici confuciani. ( Nell’insegnamento no distinzione di classe). -Nei Dialoghi (Lùnyǔ 論語) tre poli emergono come essenziali: l'apprendimento, la qualità peculiare dell’uomo e lo spirito rituale. Di cosa si parla? Si tratta del modo di diventare un essere umano: “ A quindici anni decisi di apprendere. A trenta ero saldo sulla Via ecc…” -libro pagina 48. Confucio fu innanzitutto un maestro e il suo pensiero si radica nel suo insegnamento. Per lui innanzitutto c’è l’apprendimento e il ruolo centrale che gli attribuisce corrisponde alla sua convinzione che la natura umana sia perfettibile: uomo può migliorare e perfezionarsi all’infinito. Anche se non arriverà mai a definire la natura umana come “buona”, come farà più tardi Mencio. “L’apprendere”= 学 - 學 è il tema della frase d’apertura dei Dialoghi. (Proprio l'amore per lo studio e la volontà di migliorarsi sono gli unici requisiti che Confucio poneaglialtri per divenire discepoli). Non è però un procedimento intellettuale, ma un'esperienza di vita. Altrove suoi Confucio afferma che gli antichi apprendevano per sè stessi, non cercavano il prestigio o l’approvazione altrui. L’apprendere ha in sé la propria giustificazione = apprendere non per gli altri, ma dagli altri. (cit p.g. 49). L’importante è “sapere come” non “sapere cosa” perché la conoscenza è nello sviluppo di un’attitudine piuttosto che nell’acquisizione di un contenuto = apprendere è imparare ad essere umani. Per Confucio gli Antichi rappresentavano lo specchio in cui il presente avrebbe dovuto riflettersi per trovare il Dao = Via 道, principio base dell’universo: conformarsi al Dao voleva dire rispettare le regole fondamentali inerenti al processo naturale dell’esistenza.
-Sempre richiamandosi agli Antichi affermò il principio della “rettificazione dei nomi” = zhengming 正 名 . E’ evidente il richiamo ad una struttura gerarchica in cui ciascun individuo potesse trovare una collocazione, secondo le regole fondamento dell’ordine arcaico che avevano trovato espressione nel Li. Nella parola “Zheng”, piuttosto dell’idea di governare, c’è quella di ordinare il mondo. L’arte di governare non è una questione di tecnica politica che richieda una specializzazione, ma una semplice questione di carisma personale. L’idea di un adeguamento tra nome (ming 名) e realtà (shi實) è una costante del pensiero confuciano. L’adeguamento va in due sensi: 1- agire sui nomi in modo che essi si applichino solamente a quelle realtà che li meritano; 2- agire sulla realtà delle cose in modo che esse coincidano con i nomi ---> forse traduzione del sogno confuciano di un mondononsottoposto all’egida di un governo, come al tempo del sovrano Shun che si limitavaanon agire di stampo taoista. -Quando Confucio volle ristabilire il principio della corrispondenza reale tra nome e funzione, era inevitabile che i legami di parentela costituissero il principale punto di riferimento. Negli anni in cui visse le gerarchie non erano più rispettate. Introdusse quindi nuoviconcetti etici che conferivano un diverso significato ai principi dell’ordine arcaico. Il Li divenne codice di comportamento collegato alla dimensione etica di ciascun individuo, e non poteva essere scisso dall’esercizio della virtù = De 德. Il termine aveva perso il significato originario di “forza magica” per assumere quello di qualità morale. Una serie di virtù specifiche ne costituiscono l’espressione pratica. In primo luogo il “ren”=umanità o benevolenza → senso di umanità. E’ un termine che si trova già negli antichi testi ma al quale Confucio attribuisce un nuovo significato. E’ composto dal radicale “uomo” e dal segno “due”a indicare che l’uomo non diventa umano se non nella sua relazione con gli altri. = l’Io non può essere concepito come un’entità isolata dagli altri. Ren è un valore che Confucio colloca talmente in alto da non riconoscerlo a nessuno, se non alle mitiche figure dell’antichità. Non è però un ideale da realizzare, quanto un polo verso cui tendere all’infinito dettato dalla necessità interna. Benché Confucio parlidiren, si rifiuta di fornire una definizione, perchè quella risulterebbe limitativa. A un discepolo disse , e si è provato ad accostare questo termine ristiano, dimenticando che lungi dal far riferimento ad una fonte divina, l’amore all’ agape c confuciano è nelle relazioni umane di reciprocità. C’è qualcosa capace di guidare la condotta della vita? --->Il ren è connesso ad altre due virtù. Mansuetudine o reciprocità = Shu (cuore sormontato da donna e bocca) introduce una relazione tra i cuori = considerare gli altri come se stessi. Questa mansuetudine dettata dal senso di reciprocità permette di comprendere il ren. Tutto inizia da un’esigenza senza limiti verso sè stessi = zhong 忠 = lealtà. La relazione di reciprocità non è però egualitaria. Implica solo il comportamento a cui ci si atterrebbe se si fosse al posto degli altri. Non consiste nel porre lapersona che ci sta di fronte e ci è inferiore, sul nostro stesso piano, ma conserva tutte le relazioni della gerarchia sociale. -Un termine frequente nei dialoghi è Junzi 君子 = figlio del signore, chegeneralmente designa i membri di alta nobiltà, ma che con Confucio assume il significato qualitativo dell’uomo nobile non per nascita ma per il suo valore come essere umano. Il “junzi” è quindil’uomo esemplare, in opposizione allo xiaoren, l’uomo “piccolo e meschino”. Meta dell’apprendereè quindi divenire un uomo di valore. -Ren si manifesta in virtù relazionali in quanto fondate su reciprocità e solidarietà. La relazione che in natura fonda l’appartenenza di ogni individuo al mondo comealla comunità, è quella del figlio nei confronti del padre. La pietà filiale = xiao 孝 è la chiave di volta del ren, in quanto esempio per eccellenza del legame di reciprocità. Sulla pietà filiale si fondalarelazione politica principe e suddito: I l primo ambito in cui bisogna agire correttamente è la famiglia, il tra
secondo la società civile, il terzo lo stato. In questi ambiti, Confucio individuò cinque rapporti fondamentali: 1. sovrano-suddito, 2. padre-figlio, 3. marito-moglie, 4. fratello-fratello, 5. amico-amico. Per Confucio rivestono importanza fondamentale il culto degli antenati, il rispetto dei genitori e degli anziani e il rispetto delle autorità statali (imperatore e principi). L’armonia di queste cinque relazioni è garantita dal rapporto di fiducia = xin信. -Per Confucio essere umani equivale ad essere in relazione con gli altri, e la natura di tale relazione è percepita come rituale. C’è la necessità di un’ascesi volta a disciplinare la tendenza all’egocentrismo. Nei riferimenti al li 禮, si allude spesso all’origine religiosa del termine. il carattere indicava in origine una coppa sacrificale e in seguito, il rituale del sacrificio. Ciò che Confucio recupera è però l’atteggiamento rituale di chi partecipa al sacrificio.L’atteggiamento è soprattutto interiore. accostandola al lii ntroduce un senso nuovo. C, opera al li Promuovendo la nuova idea di ren e uno slittamento semantico, passando dal significato religioso del termine all’idea di un atteggiamento interiorizzato, rappresentato dal rispetto degli altri. I sentimenti più istintivi (attrazione, sofferenza ecc…) non diventano umani se non quando gli umani gli conferiscono ritualità. Nella tradizione cinese il comportamento rituale costituisce la differenza tra l’uomo e l’animale e la divisione tra esseri civilizzati e barbari. CIT. = “ Un pappagallo può imparare a parlare, ma rimarrà comunque un uccello”. Vi è infine un rapporto di interazione tra i riti e il significato che rivestono per ogni individuo: sta qui il “senso di ciò che è giusto” / “senso di giustizia” = yi, rappresenta l’investimento personale che ciascuno apporta nella comunità. -Per Confucio l’uomo ha una sacra missione:quella di elevare sempre di più la propria umanità. CIT. =”...Adempiere ai doveri verso gli uomini secondo la giustizia, e onorare spiriti e demoni tenendosene a distanza”. → atteggiamento preconizzato nei confronti del sovrumano (3) pg 71. Il sacro non si identifica più con il culto alla divinità, ma con la moraleindividuale, con la fedeltà alla Via. In nome del Dao, l’uomo deve essere pronto a rinunciare a onori e ricchezze, che allontanano dalla Via. (pg. 63). Tale carattere sacro dell’adesione al Dao, è sottolineato da C. attribuendovi il valore di “decreto dal cielo” = tianming. (= medesima espressione del mandato dinastico dei Zhou). Minacciato di morte più volte, afferma chenonha nulla da temere poiché ha il suo “destino celeste”. -L’apprendimento, il senso dell’umanità e lo spiritorituale , formano una sorta di tripode su cui si fonda il pensiero confuciano. L’incarnazione di questa umanità è il junzi. → la famiglia è percepita come un’estensione dell'individuo e lo stato come un’estensione della famiglia, e il principe è come un padre per i suoi sudditi. -Il sovrano che incarna il ren imponendosi semplicemente con la benevolenza e non con la forza, possiede il 德 de = virtù. Non virtù in senso magico,manemmeno virtù in senso morale in opposizione al vizio. (N.B. non esiste contrapposizione tra bene e male). E’ un ascendente
naturale, il carisma che fa si che ci si imponga senza particolari sforzi. ---> Credoetico-politico di C: “Cosa significa governare?” “Significa vigilare perché il popolo abbia cibo e armi a sufficienza..” -Se C. dichiara a chi voglia ascoltarlo: “Trasmetto l’insegnamento degli antichi senza creare nulla”, afferma pure: “ Buon maestro è colui che, pur ripetendo l’antico,ècapace di trovarvi del nuovo”. ---> prendere nozioni senza toglierle dal terreno originario, ma dando nuova linfa. -La formazione di testi canonici è indissociabile dal nome di Confucio, pursehanno origine per mano di altre figure mitiche del periodo della fondazione della dinastia Zhou, come il re Wen o il Duca di Zhou. Due libri in particolare appaiono citati con maggiorfrequenza tra i Sei Classici (經 jing = ordito di tessuto. = si limita a mostrare gli schemi dell’universo, non spiegarli) catalogati all’inizio dell’epoca Han (II sec. a.C.): si tratta dei Documenti (書經; 书经; Shūjīng) e delle Odi Shījīng (詩經). I primi contengono discorsi, trattati, consigli e istruzioni attribuiti ai sovrani e ai ministri dell’antichità fino al periodo dei Zhou. Le Odi, che divennero fonte di riferimento per l'elite dei letterati, comprendono sia aree popolari, sia odi dicorteche evocano eventi ufficiali o culti ancestrali.
1.2 - I Cinque Classici (approfondimento per filosofia)
I Cinque Classici (cinese semplificato: 五经; cinese tradizionale: 五經; pinyin: Wǔjīng) sono opere fondamentali della letteratura cinese classica. Alcuni di essi, secondo la tradizione, furono compilati dallo stesso Confucio. Fanno parte del corpus di libri antichi alla base degli studi secondo il pensiero confuciano. ●
Il Libro dei mutamenti (易經; 易经; Yìjīng) Manuale di divinazione basato sugli otto trigrammi ed attribuito all'imperatore Fu Hsi. All'epoca di Confucio gli otto trigrammi erano stati moltiplicati per ottenere 64 esagrammi.
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Il Classico dei versi (詩經; 诗经; Shījīng) Un libro composto di 305 poemi divisi in 160 canti; 74 canti festivi minori, cantati tradizionalmente in occasione delle festività di corte; 31 canti festivi maggiori, cantati in occasione delle feste di corte più solenni; 40 inni ed eulogie cantati in occasione di sacrifici agli dei e agli spiriti degli antenati della famiglia reale. La compilazione di questo libro è attribuita a Confucio.
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Il Classico dei documenti (書經; 书经; Shūjīng) Una raccolta di documenti e di discorsi che sarebbero stati scritti da funzionari e personalità della dinastia Zhou. Contiene esempi della prosa cinesediepoca molto antica.
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Il Libro dei riti (禮記; 礼记; Lǐjì) L'originale andò perduto nel III secolo a.C.; una forma ricostruita del libro descrive antichi riti e cerimonie di corte.
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Gli Annali delle primavere e degli autunni (春秋 Chūnqiū, alias
麟經, 麟经 Línjīng)
Descrizione storica dello Stato di Lu dal 722 a.C. al 479 a.C. Tradizionalmente attribuito a Confucio, che era nativo dello stato di Lu. Il Classico della musica (樂經, 乐经, Yuèjīng), spesso citato come il sesto classico, andò perduto durante il periodo della dinastia Han.
Al canone confuciano si aggiunsero poi i Quattro libri ( 四書; cinese semplificato: 四书; pinyin: Sì Shū) (da non confondere con i Quattro grandi romanzi classici della letteratura cinese), sono i testi della letteratura cinese classica selezionati da Zhu Xi, sotto la dinastia Song, come testi introduttivi al Confucianesimo. I Quattro Libri sono:
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Il grande studio (cinese tradizionale: 大學; cinese semplificato: 大学; pinyin: dàxué) era in origine uno dei capitoli del Libro dei riti (cinesetradizionale: 禮記; cinese semplificato: 礼 记; pinyin: Lǐjì). Si tratta di un breve testo attribuito a Confucio e di nove capitoli di commenti di Zengzi, uno dei discepoli a di Confucio.Il Grande Studio è importante perché espone molti temi della filosofia e del pensiero politico di Confucio, ed ha quindi avuto molta influenza sul pensiero cinese, classico e moderno. Il testocollega la crescita individuale a fini più alti, come la pace del mondo, come collega fralorola dimensione spirituale e materiale. Inoltre, definendo il cammino dell'apprendimento (dao) in termini politici e sociali, il Grande Studio collega la dimensione spirituale alla pratica e presenta una visione del dao secondo un punto di vista diverso da quello proprio del taoismo. In particolare, il Grande Studio individua nel pensiero confuciano una tensione rivolta più al mondo presente e all'agire che non alla pura contemplazione e alla trascendenza come nel taoismo.
● Il giusto mezzo, (cinese: 中庸; pinyin: Zhōngyōng) era anch'esso in origine un capitolo del Libro dei riti. Per tradizione, il Giusto mezzo è attribuito a Zisi( 子思), nipote di Confucio. Questo breve libro di 33 capitoli propone un cammino verso la virtù perfetta e si concentra sulla via (cinese: 道; pinyin: dào) prescritta per mandato del cielo non solo ai sovrani, ma a tutti gli uomini. Seguire queste istruzioni celesti con lo studio e l'insegnamento porterà automaticamente alla virtù confuciana. ●
I Dialoghi (cinese tradizionale: 論語|; cinese semplificato: 论语; pinyin: Lúnyǔ) sono la registrazione dei discorsi di Confucio e dei suoi discepoli e delle discussioni fra loro. A partire dai tempi di Confucio, i Dialoghi hanno profondamente influenzatola filosofia e i valori morali della Cina e dei paesi dell'Asia orientale. Gli esami imperiali erano incentrati sugli studi confuciani, e presupponevano che i candidati citassero ed applicassero le parole di Confucio nei loro elaborati.
● e il Mencio (cinese: 孟子; pinyin: mèng zĭ) è una raccolta di conversazioni del filosofo Mencio con i re del suo tempo. Al contrario degli scritti che riportano il pensiero di Confucio, generalmente brevi e scarni, il Mencio è composto di lunghi dialoghi in una prosa prolissa. Mencio sosteneva che gli esseri umani sono dotati di un senso morale innato, e che la società li corrompe per mancanza di stimoli alla crescita individuale. La crescita morale ha quindi lo scopo di riportare le persone alla loro moralità innata. Coerente con la sua visione individualistica, Mencio sosteneva il diritto di un popolo di rovesciare un sovrano che ignorasse i bisogni dei suoi sudditi o il cui regno fosse ingiust...