Storia del pensiero antropologico - A. Barnard PDF

Title Storia del pensiero antropologico - A. Barnard
Course Antropologia culturale
Institution Università degli Studi di Genova
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Riassunto completo dell'opera "Storia del pensiero antropologico" di A. Barnard...


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1. CONCEZIONI DELL’ANTROPOLOGIA. Per ANTROPOLOGIA si intende una scienza generale dell’uomo, che si sposta da un pov biologico a uno culturale a uno linguistico a uno sociale ecc.  Si concentra su cosa è culturalmente GENERALE. Per ETNOLOGIA, invece, si intende lo studio da una parte delle differenze culturali, e dall’altra dei tratti comuni tra le popolazioni del mondo.  Si concentra su cosa è culturalmente SPECIFICO. L’approccio delle 4 aree. Negli USA e in Canada l’antropologia, generalmente, include quattro aree: 1. ANTROPOLOGIA BIOLOGICA: In passato con questo termine si identificava lo studio delle razze, tematica oggi completamente decaduta, soppiantata dal rapido sviluppo della genetica; l’interesse per la genetica e la demografia costituisce l’antropologia biologica moderna. Questo genere di studi permette di individuare le parentele tra i differenti gruppi umani (permettendo di risalire ad esempio ad antichissime migrazioni). 2. ARCHEOLOGIA: possiamo definirla come una sotto disciplina dell’Antropologia Biologica atta a ricostruire le vicende umane precedenti alla comparsa della scrittura. 3. ANTROPOLOGIA LINGUISTICA: Nasce dalla pratica ancora oggi fondamentale di studiare le diversità culturali a partire dall’ambito linguistico. 4. ANTROPOLOGIA CULTURALE: quest’area include lo studio della diversità culturale, della struttura sociale, la ricerca di universali comuni, l’interpretazione del simbolismo ecc. Paradigmi antropologici. Un paradigma è una sorta di teoria generale, ciò che a volte si chiama quadro di riferimento. Nell’antropologia ritroviamo sommariamente 3 paradigmi: 1. PROSPETTIVA DIACRONICA: Studiano la cultura in rapporto al trascorrere del tempo (per esempio nella storia come l’evoluzionismo). Gli approcci diacronici comprendono l’evoluzionismo, il diffusionismo, per certi aspetti il marxismo. 2. PROSPETTIVA SINCRONICA: Studio delle relazioni che avvengono in un preciso momento. Slegate dal concetto del trascorrere del tempo (singolo gruppo, singolo caso). Gli approcci sincronici comprendono il funzionalismo, lo strutturalismo, l’interpretativismo, relativismo. 3. PROSPETTIVA INTERATTIVA: Si contrappone sia alla natura statica del sincronismo che al semplice evoluzionismo. Gli approcci interattivi comprendono il transazionalismo, l’approccio processuale, il femminismo, il postmodernismo. 2. PRECURSORI DELLA TRADIZIONE ANTROPOLOGICA. Tali precursori li troviamo in personaggi dell’avvocatura, giuristi e filosofi del 17-18 secolo; questi erano gli autori che si occupavano della relazione tra individuo e società, tra la società e i governanti, e tra i popoli. È qui che incontriamo personaggi come Grozio, Hobbes, Locke e Rousseau. La modernità portò con sé nuove questioni antropologiche: cosa distingue la specie umana dagli animali? Qual è la condizione naturale degli esseri umani? È così che l’attenzione si concentrò su tre forme di vita, supportata da tali questioni: i ragazzi selvaggi, gli Orang Outang, i Selvaggi (abitanti indigeni di altri continenti). Durante il 18 secolo l’interesse pe ri ragazzi selvaggi era assai spiccato: quanti racconti, quanto inchiostro a raccontare le storie di ragazzi trovati soli nei boschi a cui successivamente si insegnavano le maniere civili. Poi questo interesse scemò, in quanto gli antropologi moderni sono meno concentrati sulla natura umana primitiva, e molto più sulle relazioni degli esseri umani in quanto membri di una società. Orang Outang era un termine generico che designava una creatura ritenuta quasi umana; infatti, in particolare gli scimpanzé africani, vivono in società, costruiscono abitazioni, armi, si accoppiavano, sono gregari, costruiscono utensili. Tra i precursori ritroviamo poi sicuramente una parte della tradizione sociologica, con Montesquieu SaintSimon e Comte. È infine la disputa tra MONOGENISTI e POLIGENISTI che segna i primi movimenti dell’antropologia come disciplina: monogenesi significa una sola origine, quindi l’intero genere umano ha una sola ed unica origine, mentre poligenesi più di un’origine, credono che il genere umano abbia molte origini, e che le razze possano considerarsi simili alle specie. È curioso notare come i poligenisti avessero interesse per le differenze tra i gruppi umani; essi chiamavano se stessi antropologi, anche se la maggior parte dei monogenisti preferiva definirsi con il termine etnologo. Le loro battaglie servirono a creare le fondamenta materiali e prime della disciplina antropologica. L’evoluzionismo credevano nell’unità psichica, cioè che tutto il genere umano condividesse la stessa mentalità. 3. IL MUTAMENTO DI PROSPETTIVE SULL’EVOLUZIONE. Ci sono 4 grandi filoni del pensiero evoluzionista in antropologia: evoluzionismo unilineare, universale, multilineare, più il neodarwinismo, che si presenta anche sotto vesti differenti, come la sociobiologia o altri approcci più recenti.

Evoluzionismo UNILINEARE. Per questa concezione esiste una linea evolutiva dominante, tutte le società passano attraverso gli stessi stadi e lo fanno con velocità diverse. La prima grande questione fu quella che opponeva la famiglia al contratto sociale, e ci si oppose al contratto sociale in quanto posizione di natura artificiale e verosimile, una finzione giuridica. L’origine della società si doveva ricercare nella famiglia e nei gruppi di parentela, non nel contratto sociale. Un’altra questione riguardava l’evoluzione dell’organizzazione familiare, dove la maggior parte degli studiosi sosteneva che si fosse verificato un passaggio dalla matrilinearità alla patrilinearità; la matrilinearità sarebbe emersa per prima e la patrilinearità si sarebbe evoluta da essa. MOTIVI per cui la matrilinearità avrebbe dovuto precedere la patrilinearità: qualcuno ipotizzò che in tempi primordiali, una lotta per il cibo comportò l’infanticidio femminile, e la carenza di donne che ne derivò portò alla poliandria (una sola donna e diversi mariti), dove la discendenza si calcolava matrilinearmente. È importante ricordare che tutte queste riflessioni erano svolte all’interno del quadro di riferimento dell’evoluzione unilineare, e c’era dunque uno scarso interesse per la diversità culturale, tanto che quest’ultima risultava importante solo come indicatore di differenti stadi di un più grande schema evolutivo. Totemismo e religione. Totem è un termine che deriva dalla lingua dei Nativi Americani. Esso è rappresentato da una specie animale e simboleggia il clan patrilineare. Vige la regola che una donna non può sposare qualcuno che abbia il suo stesso totem. Sono state registrate 6 forme di totemismo, tra cui le principali sono: totem individuali (come fossero dei guardiani dell’individuo, e non del gruppo intero); totem del clan (siano essi patrilineari o matrilineari). Di solito tutti i tipi di totem rappresentano animali la cui carne non può essere mangiata e i cui membri non possono sposarsi tra loro. Questo uno die motivi che portò molti a considerare la relazione totemismo – esogamia, dove la maggior parte sostenne che il totemismo si sarebbe evoluto per primo. Il totemismo è un argomento che rientra nel campo più ampio della religione; la religione tra l’altro attirò l’attenzione di molti studiosi, e sempre nella prospettiva dell’evoluzionismo lineare, ricordiamo TYLOR e FRAZER. La teoria della religione di TYLOR consisteva in uno schema di evoluzione dall’animismo al feticismo (quando gli uomini controllano gli dèi per mezzo di oggetti materiali) e al totemismo. FRAZER invece individuava nelle fasi in cui c'è il predominio della magia, della religione e della scienza i tre stadi che le società attraversano. Evoluzionismo UNIVERSALE. Nacque come attenuazione dei dogmi dell’evoluzionismo unilineare: alla luce di nuove scoperte archeologiche, l’esistenza di precise fasi unilineari, costanti in tutte le culture e in ogni parte del mondo non poteva più essere sostenuta. Furono perciò postulate delle grandi fasi universali, come la classica distinzione tra stato selvaggio, barbarie e civiltà. Un esponente, Childe, ad esempio tracciava l’evoluzione dalla caccia e raccolta, alla nascita dell’agricoltura, alla formazione degli stati, alla rivoluzione urbana. Un altro esponente, White, rivolse l’attenzione al concetto di energia per pensare l’evoluzione in questa chiave: nella fase più antica l’energia esisteva solo nella forma del corpo umano, in seguito vennero sfruttate altre fonti: fuoco, acqua vento ecc. Il progresso nella costruzione di utensili, nell’addomesticamento di animali e nell’intensificazione dell’agricoltura aumentarono poi l’efficienza. Evoluzionismo MULTILINEARE. L’evoluzionismo multilineare fu concepito da Steward come un tentativo di allontanarsi dalle vaghe generalizzazioni dell’evoluzionismo unilineare, e postulò l’esistenza di linee diverse di evoluzione culturale a seconda della regione del mondo. Queste linee erano dunque limitate da fattori ecologici, dati dalla presenza di un determinato elemento in una determinata area geografica. Neodarwinismo. Esso comprende due principali scuole di pensiero molto diverse tra loro: la sociobiologia, che si pone in continuità con la biologia, e il pensiero rivoluzionista (in antitesi con quello evoluzionista), che riprende la ricerca delle origini, interessandosi a totemismo e promiscuità primitiva. Sociobiologia. Visione secondo cui la cultura sarebbe determinata dai geni, così che ogni comportamento sociale abbia in realtà una base biologica originaria, e l’arte si può allora pensare come una specie di manifestazione dell’uso di strumenti, la musica come un rituale derivato dalla comunicazione. Queste teorie vennero etichettate come riduzionismi e non trovarono un proseguimento nella storia della disciplina antropologica.

4. IL DIFFUSIONISMO E LE TEORIE DELLE AREE CULTURALI. Il DIFFUSIONISMO mette l’accento sulla trasmissione di cose, materiali o non, da una cultura all’altra, da un popolo all’altro, o da un luogo a un altro. Si sosteneva insomma che una cultura o tratti culturali possono diffondersi geograficamente. Un presupposto del diffusionismo estremo è che l’umanità non sia creativa, in quanto le cose si inventano una volta sola, e poi vengono trasmesse da un popolo all’altro. L’evoluzionismo invece pensava l’umanità come creativa: ogni popolo è propenso a inventare le stesse cose, ma secondo schemi differenti e a velocità diverse. Antenati del diffusionismo. Il diffusionismo ebbe origine all’interno della tradizione filologica dell’800, che ipotizzò una connessione storica tra tutte le lingue della famiglia linguistica indoeuropea. Successivamente si arrivò ad ipotizzare che non solo che alcune lingue (indoeuropee) fossero connesse a quelle indiane, ma anche le religioni dell’antica Grecia e Roma e alcune consuetudini funerarie, e ancora alcuni nomi di dèi greci e romani antichi e le divinità induiste. Successivamente il diffusionismo vero e proprio si riscontra nei primi antropologi-geografi tedeschi e austriaci di fine 800, per poi cadere nell’oscurità e nel “ridicolo” in Gran Bretagna, per mano di due egittologi. Diffusionismo austro tedesco. Il diffusionismo iniziò a opporsi all’assunto dell’unità psichica e cercò testimonianze del contatto culturale come causa delle somiglianze tra culture diverse. Alcuni sostennero che solo i singoli oggetti della cultura potessero diffondersi, mentre gli interi complessi culturali (raggruppamenti di tratti culturali in relazione tra loro) si potevano trasmettere solo con la migrazione. Diffusionismo britannico. Due egittologi britannici assunsero la bizzarra teoria che tutte le grandi cose erano giunte dall’Egitto, dai faraoni (pensiamo alle mummie, alle piramidi e al culto del sole), e che ogni cultura dei tempi egizi non era altro che un pallido riflesso di quel luogo, un tempo grandioso. Essi diffusero questa teoria attraverso pubblicazioni e conferenze pubbliche, sostenendo che solo l’Egitto fu la fonte dell’agricoltura, dell’addomesticamento degli animali, del calendario, dell’industria di costruire ceramiche e ceste e degli insediamenti permanenti.

Approccio delle aree culturali. Tra tutte le teorie, il diffusionismo è quella meno popolare; tuttavia sopravvive grazie a idee come quella di area culturale, che oggi è parte del pensiero antropologico standard. È utile distinguere due tipi di approccio delle AREE CULTURALI: il primo è quello dell’antropologia americana, così come si è sviluppato dal diffusionismo austrotedesco; l’altro è l’approccio della comparazione regionale, molto più diffuso e non delimitato a una singola scuola di pensiero. Approccio delle aree culturali nell’ANTROPOLOGIA AMERICANA. L’inizio dell’antropologia americana coincide con la migrazione del tedesco Boas, che sviluppò la nozione di area culturale; Boas e i suoi seguaci avevano l’obiettivo di rilevare tratti culturali all’interno di aree specifiche; da Boas in poi gli antropologi americani tesero a enfatizzare il particolare rispetto al generale. Gli studi sempre più dettagliati di comparazione culturale all’interno di aree culturali generarono liste sempre più lunghe di TRATTI CULTURALI da cercare. Un esempio di complesso di tratti (o complesso culturale) è il complesso del bestiame dell’Africa orientale: dove c’è bestiame ci sono anche nomadismo, discendenza patrilineare, classi di età, e un numero di altri tratti culturali interconnessi. Uno dei maggiori contributi all’antropologia americana delle aree culturali è stato dato dall’ipotesi delle aree CRONOLOGICHE: prima della datazione mediante carbonio 14, gli archeologi non avevano modo di dichiarare la vera età del materiale che portavano alla luce; l’ipotesi era allora che i tratti culturali tendevano a diffondersi dal centro alla periferia di ogni area culturale. I tratti trovati alla periferia erano dunque più antichi, e quelli trovati al centro erano più recenti. Quando fu sottoposta a verifica, questa ipotesi sembrò funzionare. Comparazione regionale. È utile distinguere, in antropologia, tra 3 gruppi di comparazione: ILLUSTRATIVA, che comporta l’uso di esempi per evidenziare differenze o somiglianze culturali. Posso scegliere i nuer come esempio di società patrilineare, confrontarli poi con i trobriandesi in quanto esempio di società matrilineare; GLOBALE , che confronta un campione di società per ricercare relazioni statistiche tra caratteristiche culturali, o ambientali e culturali; CONTROLLATA, che include la comparazione regionale: essa ha uno scopo intermedio, cioè comporta da una parte la restrizione del campo delle variabili limitando la comparazione all’interno di una REGIONE.

5. FUNZIONALISMO E STRUTTURAL-FUNZIONALISMO. Il funzionalismo è un paradigma che si affermò gradualmente e che portò al prevalere della prospettiva sincronica in antropologia, rispetto a quella diacronica che aveva dominato nella seconda parte dell’800 nell’ambito dell’evoluzionismo e del diffusionismo. Sullo sfondo del funzionalismo possiamo intravedere una tradizione sociologica che vede la società come un’entità sistematicamente strutturata paragonabile ad un organismo biologico costituito da sistemi che agiscono gli uni in funzione degli altri. Riconosciamo in questa posizione il pensiero di Montesquieu, Comte e Durkheim: autore cui si rifà maggiormente il funzionalismo è proprio Emile Durkheim, sociologo; egli, ponendo l’accento sulla concezione della società come SISTEMA organico — con l’uso conseguente del concetto di funzione — viene considerato come l’anticipatore di molti dei temi dell’antropologia funzionalista. Quindi si considera la società come un organismo sano, costituito da molte parti riunite in sistemi più ampi: ogni sistema con la sua funzione specifica e i suoi scopi lavora insieme agli altri sistemi. Le società hanno strutture molto simili a quelle degli organismi: le istituzioni sociali (come le parti del corpo) funzionano all’interno di sistemi più grandi, i sistemi sociali, come la parentela, la religione, la politica, l’economia, che presi tutti insieme formano la SOCIETA’, proprio come i diversi sistemi biologici formano, tutti insieme, l’organismo. (Sistema riproduttivo (biologia)  parentela (società); sistema cardiocircolatorio  religione; sistema digestivo  economia; sistema nervoso  politica). I due maggiori esponenti del funzionalismo furono Malinowski e Radcliffe-Brown. Il funzionalismo è caratterizzato da una particolare attenzione all'analisi dei fattori che contribuiscono al mantenimento dell'equilibrio interno di una società, che appunto la teoria funzionalista concepisce come un organismo al cui funzionamento contribuiscono le sue varie parti. Questa visione del sistema sociale come una sorta di organismo vivente prevale soprattutto in Radcliffe-Brown (che la riprese dalle tesi di Emile Durkheim, il padre del funzionalismo in sociologia), il cui approccio è appunto definito “antropologia sociale” proprio per l'importanza centrale attribuita alla SOCIETÀ. Diverso è l'approccio di Malinowski, il quale pur mantenendo una visione funzionalista pone al centro dei suoi studi L'INDIVIDUO e non la società. Gli aspetti centrali della teoria funzionalista sono: le azioni tra individui, i limiti imposti agli individui dalle istituzioni sociali, le relazioni tra i bisogni individuali e la soddisfazione di tali bisogni attraverso quadri sociali e culturali. Il funzionalismo di Malinowski. Britannico, è uno dei rappresentanti più significativi di questa corrente, e a lui si deve il metodo dell’osservazione partecipante; si pensi che prima di Malinowski, gli studiosi di antropologia svolgevano lavori sul campo esclusivamente tramite interviste strutturate, senza immergersi nella vita quotidiana dei soggetti studiati. Con Malinowski, invece, l’antropologo socializza e familiarizza con i nativi che studia, immergendosi nella loro vita sociale, rimanendovi per un lungo periodo e rimanendo a stretto contatto con gli informatori locali e i locali stessi. Egli svolse le sue ricerche sul campo tramite osservazione partecipante durante la prima guerra mondiale: gli fu permesso di effettuare ricerche sul campo in alcune zone della Nuova Guinea. Il suo acume si può spiegare dal fatto che i suoi ragionamenti derivavano non da semplici e asettiche comparazioni, ma da una profonda comprensione etnografica. Lo struttural-funzionalismo di Radcliffe-Brown. Siamo sempre nel quadro dell’antropologia britannica; lo struttural-funzionalismo, rispetto al funzionalismo tende a preoccuparsi meno delle azioni e dei bisogni individuali e più della posizione degli individui nell’ordine sociale. Secondo l’assunto di base di questa visione una società è integrata ed interconnessa con le diverse parti che cooperano per il funzionamento del sistema. Benché tra le due prospettive teoriche vi siano stati sempre confini labili, le due prospettive sono significativamente diverse e, soprattutto Radcliffe-Brown tenderà a contrapporsi esplicitamente all’etnologia di Malinowski recuperando l’approccio comparativo nell’elaborazione della teoria antropologica. Nel suo lavoro sugli abitanti delle isole Andamane, Radcliffe-Brown spiegò i rituali attraverso la loro funzione sociale, ovvero il loro valore per tutta la società intera, piuttosto che per ogni suo particolare membro. Quest’enfasi posta sulla società rispetto all’individuo sarebbe il punto di discontinuità con il funzionalismo di Malinowski e il motivo per cui il suo approccio viene definito struttural-funzionalismo, proprio perché ci si concentra sull’organizzazione sociale e sulle funzioni relazionate tra loro che tengono in piedi tale struttura. Insomma, per Radcliffe-Brown ciò di cui si occupa l’antropologo non dovrebbe essere la descrizione di singoli capi e di singoli sudditi, ma la comprensione della relazione che in una particolare popolazione esiste tra il tipico capo e i suoi tipici sudditi, tra il tipico padre e il tipico figlio, e così via. 6.

LE PROSPETTIVE CENTRATE SULL’AZIONE E GLI APPROCCI PROCESSUALI E MARXISTI.

Successivamente si cercò di allontanare l’antropologia da paradigmi troppo formali e centrati sulla società (come lo struttural-funzionalismo) verso altri, più individuali e centrati sull’azione. Tra i precursori troviamo sempre la tradizione sociologica, con Simmel e Weber, autori che spostarono l’attenzione dallo studio della struttura sociale allo studio dei processi sociali. Tra le scuole di pensiero vi sono il TRANSAZIONALISMO di ...


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