Cesare Beccaria - Vita e opere dell\'autore come parte dell\'esame. PDF

Title Cesare Beccaria - Vita e opere dell\'autore come parte dell\'esame.
Author Lucia Capobianco
Course Letteratura italiana per l'editoria
Institution Università degli Studi di Verona
Pages 2
File Size 62 KB
File Type PDF
Total Downloads 39
Total Views 136

Summary

Vita e opere dell'autore come parte dell'esame. ...


Description

Cesare Beccaria Franco Venturi - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 7 (1970) Biografia Nasce a Milano il 15 marzo 1738 da una famiglia benestante, nobile ed influente. Passò la sua infanzia e la sua adolescenza tra le opprimenti mura del palazzo di via Brera e poi tra gli 8 e i 16 anni nel Collegio gesuitico di Parma. Beccaria considera come “fanatica” la sua istruzione e questo lo porta durante gli anni di scuola a chiudersi in se stesso senza far emergere la sua personalità anche negli anni successivi. A Parma aveva iniziato a mettere in mostra la sua intelligenza, mettendo in risalto le sue doti matematiche e linguistiche. Nel 1758 si laureò in diritto all’Università di Pavia. Tornò a Milano dove partecipò alla vita mondana e letteraria che gli assicurarono un posto all’Accademia dei Trasformati, ma era concentrato soprattutto sulla profonda crisi sentimentale ed intellettuale che lo portarono alla rottura dei rapporti con la famiglia e le idee del suo ambiente. Nel 1760 si innamorò di Teresa Blasco e l’opposizione del padre a questa relazione contribuì a renderla per il giovane Beccaria una questione di vita o di morte. Le minacce da parte della sua famiglia diedero al loro amore il significato di una conquistata fermezza ed indipendenza, e nonostante le avversità la loro unione si ufficializzò dando vita alla figlia Giulia, futura madre di Manzoni. Nello stesso momento iniziava a convertirsi alla philosophie abbandonandosi del tutto alle idee degli illuministi, iniziò a studiare Russeau e Montesquieu. La passione per l’illuminismo fu fatale per il suo matrimonio, che iniziò ben presto ad impallidirsi. La partecipazione alla vita di gruppo attorno all’Accademia dei Pugni, fece credere a Beccaria di aver raggiunto il tanto desiderato equilibrio con se stesso e con gli altri. È proprio in questo ambiente che Beccaria tra il 1763 e il 1764 inizia a scrivere la sua celebre opera “Dei delitti e delle pene”. Con il successo derivato dalla sua pubblicazione arrivarono presto anche le polemiche e le discussioni. All’inizio del 1765 furono pubblicate in modo anonimo a Venezia “Le note ed osservazioni sul libro intitolato Dei delitti e delle pene” del monaco Ferdinando Facchinei. Voleva colpire duramente le basi stesse dell’opera di Beccaria, infatti l’uguaglianza, la tolleranza ed il calcolo utilitario mossi da Beccaria sembravano al polemista portare danni in breve tempo. Nel 1768 venne nominato professore di Scienze Camerali alle scuole Palatine in cui insegnò per due anni. Il resto dei suoi anni fu occupato dagli studi di economia e dalla compilazione delle “Ricerche intorno alla natura dello stile”. Nel 1771 prese posto per la prima volta nel consiglio ricoprendo importanti cariche amministrative. Nel 1765, dopo la nascita della seconda figlia Marietta, debole e mal formata, la vita di sua moglie Teresa iniziò a spegnersi giungendo alla morte nel 1774. Dopo un iniziale dolore sposò Anna Barbò, la cui dote servì a riparare le sue finanze. Successivamente la sua vita sfociò in una indifferente normalità. Morì “d’accidente” come disse l’atto di morte, nel 1794. Opere DEL DISORDINE E DE’ RIMEDI DELLE MONETE NELLO STATO DI MILANO NELL’ANNO 1762 Pubblicata a Lucca nel 1762 presso Vincenzo Giuntini. Il problema monetario era molto dibattuto in Italia soprattutto dopo il trattato di Aquisgrana nel 1748. In quest’epoca Beccaria giunse alla conclusione che per stabilire il valore delle monete bisognava considerare solo la pura quantità di metallo senza tenere in considerazione la lega, le spese del monetaggio o della maggiore raffinazione di alcune monete. Metteva in discussione le tariffe vigenti per le singole monete ed il rapporto ufficialmente stabilito tra oro e argento. Propose una tabella da lui stesso calcolata con le tariffe del costo del metallo a Milano, ma fu facilmente smontata dai suoi avversari. Egli misero in luce gli errori di Beccaria, facendo notare come aveva sbagliato nel non prendere in considerazione le diverse unità di misura, in uso nei diversi paesi, utilizzate per calcolare il peso delle monete nelle statistiche di Carli, che aveva utilizzato. Beccaria aveva cercato di inquadrare storicamente la situazione monetaria di Milano nelle vicende della crisi italiana del ‘500, del lungo ed opprimente dominio spagnolo, del prevalere delle nazioni commercianti del Nord e della ormai sensibile ripresa del ‘700 dal punto di vista economico. DEI DELITTI E DELLE PENE (1763-1764) Il manoscritto fu inviato a G. Aubert della stamperia Coltellini a Livorno, il 12 aprile 1764. A luglio iniziarono a vedersi i primi volumi ed il successo fu immediato (in Toscana, nel giro di due anni, furono pubblicate sei

edizioni), tanto che esercitò una grande influenza sulla legislazione penale dei principi riformatori. Nel trattato sono presenti molti richiami alle teorie di Montesquieu e di Russeau, di cui ne critica alcune tesi. Beccaria disapprova gli errori ed i rigori eccessivi del diritto e della procedure penale in vigore in quell’epoca mettendone in luce le barbarie, ma non solo, ma pone la questione fondamentale del fine della pena. Annulla la tradizionale identificazione tra peccato e reato, ma l’opera venne aspramente criticata perché Beccaria giudicava l’operato svolto fino ad allora dai giudici e dai magistrati e perché negava ogni implicazione religiosa nell’attribuzione delle pene. Auspicava l’uguaglianza delle pene per tutti i cittadini, la pubblicità dei giudizi, l’abolizione della tortura, la limitazione della pena di morte a casi eccezionali, l’abolizione del giurare il vero e l’introduzione del principio del danno subito dalla società come misura del delitto che comporterebbe così la cancellazione dei crimini come la lesa maestà divina, la blasfemia, l’eresia, il suicidio e l’omosessualità. Critici...


Similar Free PDFs