Eugenio Montale pdf e Giacomo Leopardi PDF

Title Eugenio Montale pdf e Giacomo Leopardi
Course Letteratura Italiana
Institution Università degli Studi di Padova
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Riassunto sulla vita, lavori e pensiero di Eugenio Montale e Giacomo Leopardi....


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EUGENIO MONTALE VITA Eugenio Montale nasce a Genova il 12 ottobre 1896. Sesto figlio di una famiglia proprietaria di una piccola ditta commerciale. Frequenta le scuole tecniche ottenendo il diploma di ragioniere. Prende intanto lezioni di canto che interromperà alcuni anni più tardi rinunciando alla carriera per la quale era particolarmente dotato, ma continuando a nutrire una profonda passione per la musica. Partecipa alla prima guerra mondiale con il grado di sottotenente. Esordisce anche come poeta su “Primo tempo”. Entra così in rapporto con l'ambiente intellettuale torinese in cui una figura di grande rilievo è quella dell'antifascista Piero Gobetti. Sul primo piano della rivista da lui fondata “Il Baretti” pubblica il saggio Stile e tradizione → testo programmatico, ma importante per capire i fondamenti della sua poesia, che si caratterizza per il rifiuto delle esperienze d'avanguardia. L'attenzione per le esperienze più vive della letteratura contemporanea si rivela, ad esempio, nell’Omaggio a Italo Svevo → un articolo apparso sull’”Esame”, che segnala per la prima volta in Italia l'importanza dello scrittore triestino sino ad allora da noi praticamente ignorato → a occuparsene erano stati gli stranieri i francesi Larbaud e Crémieux oltre a James Joyce. Nel 1925 registra Ossi di seppia. Montale firma il manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce → condurrà un'esistenza schiva e appartata negli anni del fascismo. Nel 1929 va alla direzione del Gabinetto Letterario di Vieusseux → verrà dispensato dall' incarico nel 1938 perché non iscritto al partito fascista. Nel 1933 avviene l'incontro con Irma Brandeis, una giovane studiosa americana → la Clizia di alcune note poesie, che penserà poi di raggiungere negli Stati Uniti, senza tuttavia realizzare il progetto. Nel 1939 appare la seconda raccolta poetica, Le occasioni, presso Einaudi. Collabora con altri scrittori al progetto dell'antologia Americana e pubblica una magistrale traduzione della Storia di Billy Budd di Herman Melville. Nel 1939 vive con Drusilla Tanzi che diventerà sua moglie sono nel 1962 → verrà poi cantata in poesia con il nomignolo di Mosca. Dopo aver ospitato nella sua casa Umberto Saba e Carlo Levi, perseguitati per motivi razziali → fa parte del CLN toscano e si iscrive al Partito d'Azione. Nel 1948 trasferitosi a Milano inizia la sua definitiva attività di redattore presso il Corriere della Sera → sul prestigioso quotidiano pubblica articoli in terza pagina = la sezione allora dedicata alla cultura. A questa collaborazione si aggiungerà l'incarico di critico musicale per il Corriere d'informazione. Volume di articoli e di saggi → Auto da fé. Nel 1971 presso Mondadori escono i versi di Satura → il volume comprende anche gli Xenia, dedicati alla memoria della moglie. Nel medesimo anno Mondadori e riunisce in un volume Tutte le poesie a cui seguirà presso Einaudi l’edizione critica intitolata L'opera in versi. Montale era stato nominato senatore a vita → altissimi meriti nel campo letterario artistico. Nel 1975 aveva ricevuto il premio Nobel per la letteratura → discorso È ancora possibile la poesia? Muore nel 1981. Scritti musicali → Prime alla Scala.

OSSI DI SEPPIA

La prima raccolta poetica di Montale è Ossi di seppia → uscì nel 1925, per l’edizione di Piero Gobetti, intellettuale liberale e antifascista. Il libro è diviso in quattro sezioni: Movimenti, Ossi di seppia, Mediterraneo e Meriggi e ombre. Nella raccolta si possono cogliere i legami con il contesto culturale del tempo. Filosoficamente → l'influenza del pessimismo di Schopenhauer, ravvisabile nell’idea che le realtà sensibili siano parvenze ingannevoli e l'interesse per quelle correnti che ai primi del 900 si opponevano al determinismo positivistico. Letterariamente → il legame con la poesia dannunziana, che Montale attraversa come testimonia la frequente ripresa di termini e stilemi, MA che fondamentalmente supera lasciandosela alle spalle poiché ne rifiuta l'abbandono sensuale, il vitalismo panico, l'intonazione aulica e sublime. Parimenti evidente la lezione di Pascoli → sia per la scelta di trattare oggetti poveri sia per alcuni procedimenti stilistici. Montale guarda anche all'esperienza crepuscolare → rifiuto dell'aulicità della tradizione poetica nell’adozione di oggetti umili e di soluzioni antiliriche e prosastiche. Gli ossi di seppia sono i residui calcari di quei molluschi che il mare deposita sulla riva → alludono quindi a una condizione vitale impoverita, prosciugata, ridotta all'aridità minerale o quasi all'inconsistenza. Gli ossi come definizione della poesia sottolineano una sua condizione che, in conseguenza di quelli impoverimento, non può più attingere al sublime al canto spiegato, MA deve ripiegare sulle realtà minime marginali, sui detriti che la vita lascia dietro di sé → puntando su una dizione spoglia e secca, priva dell’ornamentazione sontuosa, propria della lirica tradizionale. Il tema centrale è quello dell'arsura, dell'aridità → il paesaggio che si profila nei versi montaliani è quello ligure, familiare al poeta MA non è mai proposto nella sua immediata realistica fisicità → si innalza sempre a una dimensione metafisica. È un paesaggio arido, brullo, disseccato dall'aria salmastra e da un sole implacabile, che non è simbolo di pienezza vitale panica, come nella poesia dannunziana MA al contrario rappresenta una forza quasi crudele, che prosciuga e inaridisce ogni forma di vita, riducendola una misera e insignificante reliquia. Questa condizione esistenziale impoverita, che imprigiona le creature umane senza possibilità di scampo, si proietta in un altro oggetto carico di significato, ricorrente negli Ossi → il muro. Questo allegorico muro è impossibile da valicare → l'uomo non è in grado di passare al di là di esso per attingere a una pienezza vitale, a una verità ultima e certa, a un rapporto organico con il tutto, che dia significato all'esistenza. La prigionia nei limiti dell’esistente si manifesta soprattutto nell’eterno ritornare del tempo su sé stesso, nel ripetersi monotono di gesti e azioni senza mutamento. L'uomo si illude di muoversi, di andare in qualche direzione MA in realtà il suo è un delirio di immobilità → l'effetto della prigionia, della costrizione che l'uomo patisce divide l'anima, che non ha più una consistenza unitaria coerente, si frantuma, diventa informe, incapace di attingere a una realizzata integrità. Montale tocca così uno dei grandi temi della letteratura novecentesca europea → la crisi del soggetto e la perdita delle identità individuali, che era stata un valore saldo e certo in tutta la tradizione della cultura occidentale dal mondo classico al Rinascimento sino all’apogeo della civiltà borghese ottocentesca. Non vi può essere salvezza neppure nella memoria, che, riportando in vita il passato, dovrebbe spezzare il ritorno ciclico del tempo su sé stesso in un eterno angoscioso presente immobile. Nonostante ogni sforzo di recuperarlo e di salvarlo, il passato si deforma, si fa vecchio. L'aridità esterna diviene anche inaridimento interiore → impossibilità di provare sentimenti vivi. Resta solo un’inquietudine senza nome, che fa sì che tutto sia indifferente. Solo in questa indifferenza si può trovare una forma di salvezza dal male di vivere, che affligge tutti gli esseri non solo quelli animati, ma anche quelli inanimati. Il poeta può solo proporre un atteggiamento di stoico distacco → una saggezza che nasce da una lucida e disperata consapevolezza della reale condizione di tutto il cosmo. Dietro a questo pessimismo assoluto è possibile scorgere la lezione di Leopardi → non solo nell’idea di una sofferenza cosmica MA anche nell’atteggiamento di ferma e consapevole accettazione di essa, stoica ed eroica insieme.

Il poeta si protende a cercare un varco, che consenta di uscire dalla prigionia esistenziale → un miracolo, l'anello che non tiene, il filo nel mezzo di una verità. Ma questo varco non si apre → al massimo egli può nutrire la vera speranza che altri riescano dove lui va incontro al fallimento. Se per lui si dà un miracolo, si tratta di un'esperienza totalmente negativa → la percezione improvvisa e traumatica del nulla, che si cela dietro l'apparenza ingannevole delle cose. Nonostante la desolata consapevolezza raggiunta, si impone tenacemente una speranza: un giorno la sua anima non sia più divisa → possa rifiorire nel sole che investe le riviere, e quindi egli possa mutare la povera poesia, che nasce dall’inaridimento esistenziale e non può che riprodurne, anche dal punto di vista formale, la desolazione, in canto spiegato, testimonianza di un rinnovato accordo con la totalità del reale. A differenza della linea simbolista, che arriva sino a Ungaretti → Montale non può più avere fiducia nella parola poetica come formula magica capace di arrivare all'essenza profonda della realtà, di attingere all'assoluto, di dar voce al mistero. Tantomeno la poesia è in grado di proporre messaggi positivi, certezze di qualunque tipo morale o metafisico → può solo offrire ormai definizioni in negativo di un modo di porsi di fronte alla realtà. Ne consegue un rifiuto del lirismo, della magia musicale del verso, che era stata il fulcro della poesia simbolista. Quella degli Ossi è una poetica degli oggetti → essi vengono citati nella poesia come equivalenti di concetti astratti o della condizione interiore del soggetto. La definizione di uno stato d'animo, che esprime la tipica disposizione esistenziale dell'uomo contemporaneo, il male di vivere, non è presentata in forma direttamente concettuale o esplicativa MA in prima persona, come un incontro realmente accaduto lungo il cammino della vita. Anche quando viene meno il riferimento di base, restano gli oggetti, le presenze e le cose della vita a significare le complesse vicende del destino umano, caricandosi di significato. La poetica degli oggetti di Montale tende invece a un rapporto razionale col mondo → fonde poesia e pensiero. È una poetica che presenta convergenze significative con quella del correlativo oggettivo. Poetica degli oggetti → gli oggetti a cui il poeta sceglie di fare riferimento sono sempre umili, dimessi, prosaici. Ne I limoni → dichiara di non amare la poesia aulica della tradizione italiana. Questa direzione in cui si muove la sua poesia è dichiarata sin dal titolo ossi di seppia → fa riferimento a detriti miseri e insignificanti. Ricerca di suoni aspri, dei ritmi rotti e anti-musicali, di un andamento a volte prosastico. I suoni aspri e stridenti sono ostentatamente collocati nel punto di maggiore evidenza del verso: la rima. Il lessico accoglie termini comuni, a volte persino ricalcati sul dialetto, ma si possono anche incontrare termini rari letterari e aulici → Montale, seguendo la lezione di Gozzano, vuole far cozzare l'aulico con il prosaico, in funzione ironica e straniante. Distrugge il verso tradizionale, frantumandolo in brevi versicoli, isolando la parola in un alone di silenzio per farne risaltare tutta la potenza evocatrice e rivelatrice → verso libero. I LIMONI → pag. 302 Si rivolge al lettore in forma discorsiva e confidenziale. Apre la lirica con un'importante dichiarazione di poetica → il rifiuto di una versificazione aulica e sublime, ufficiale e tradizionale. Ad essa contrappone una realtà comune, costituita da un paesaggio povero e scabro. Rifiuta l'uso generico e indeterminato della parola MA se ne serve per indicare con precisioni cose e oggetti dalla fisionomia specifica. I limoni sono l'emblema di una realtà nuda e aspra, ma intensamente viva e colorata. Atmosfera propizia di una natura tranquilla → il soggetto vive un momento privilegiato dell’esistenza = un Epifania → nel silenzio della natura le cose sembrano sul punto di rivelare il segreto che racchiudono. Sembra possibile scoprire la possibilità di spezzare il ferreo determinismo delle leggi che regolano la natura → attingere a un significato ulteriore rispetto alla pura apparenza delle cose.

Presenza del divino nella natura. MA è un’illusione ingannevole → la rivelazione attesa non si compie, la possibilità di attingere al segreto ultimo delle cose è preclusa. Il fatto che l'epifania non si verifica fa intendere come Montale sia ormai lontano dal clima decadente. Il chiudersi di ogni prospettiva di speranza coincide con il mutare del paesaggio → il tempo nelle città: la pioggia autunnale e il tedio dell’inverno soffocano la vita. La scoperta dei limoni che si intravedono all'interno di un cortile riporta il calore della vita e la felicità di una rinata illusione. Se la rivelazione metafisica è impossibile resta almeno la consolazione di un momento di gioia vitale a livello psicologico personale. Attribuisce un significato e un messaggio positivi → lasciano aperta una prospettiva di speranza nell’estrema riduzione dell’oggetto del desiderio, in un elemento povero e comune su cui concentrare le certezze limitate di un’effimera gioia. NON CHIEDERCI LA PAROLA → pag. 306 Montale si rivolge direttamente a un ipotetico interlocutore → il lettore. Usa per sé stesso la prima persona plurale coinvolgendo anche gli altri poeti→ documento essenziale di poetica. Prima quartina → si afferma che la poesia non è in grado di portare ordine nel caos interiore dell'uomo, né di definire ed esprimere con precisione impulsi e sentimenti confusi e contraddittori. La parola poetica dovrebbe illuminare il grigiore insensato e mortificante del vivere quotidiano MA il poeta afferma desolatamente che essa non in grado di svolgere questo compito. Quartina centrale → elemento di cerniera e di raccordo. Segno di totale e polemica estraneità nei confronti dell’uomo deciso e sicuro → il conformista. Interamente appagato, integrato nel mondo in cui vive → non si pone domande né si preoccupa degli aspetti negativi dell’esistenza, dell’indecifrabilità della realtà esterna e della sua stessa realtà interiore. La vampa del sole si collega al motivo dell’aridità → la luce va solo a mettere in evidenza il lato in ombra della vita e la prigionia entro il muro. Quartina conclusiva → collegamento con quella iniziale. La parola poetica non è più la formula magica che ci introduce nell’essenza ultima e segreta della realtà, che ci fa attingere all' assoluto MA viene ridotta a qualche storta sillaba e secca. Linguaggio scabro e antilirico → rifiuto di una facile cantabilità. I due versi finali esprimono con estrema lucidità la condizione di un'esistenza priva di certezze conoscitive ed i valori alternativi. La poesia può solo definire lucidamente una condizione in negativo. Momento storico politico in cui si colloca il testo → collegare le posizioni di Montale all'affermarsi della dittatura fascista. Rifiuta una realtà ripugnante alla sua coscienza → l'unico mezzo per opporsi ad esse è isolarsi nella propria solitudine, non essendovi la possibilità di un impegno civile e culturale in positivo.

MERIGGIARE PALLIDO E ASSORTO → pag. 308 Momento di sospensione quasi assoluta → la vita sembra essersi arrestata nelle proprie forme e parvenze. Colloquio muto fra l'uomo e le cose. Il paesaggio è quello arido e scabro della prima raccolta montaliana → paesaggio ligure. Il quadro paesistico propone il motivo dell'aridità → emblema oggettivato di una condizione esistenziale desolata, prosciugata e svuotata. Il paesaggio non si apre all'uomo MA vive chiuso nella propria realtà incomunicabile. Non è uno scopo il cui conseguimento possa appagare il poeta MA un tramite verso l'altro → un

qualcosa che resta misterioso e inconoscibile. La muraglia → appresenta la chiusura in questa prigione esistenziale, l'impossibilità di attingere a una verità e pienezza che si collocano al di là dell'ostacolo, irraggiungibili. Ricerca di suoni aspri e stridenti. Ricorrere della R in unione con altre consonanti. Il discorso è affidato alla nuda enumerazione di una serie di oggetti → correlativi oggettivi di una condizione esistenziale. SPESSO IL MALE DI VIVERE HO INCONTRATO → pag. 310 Testo come perfetto esempio del correlativo oggettivo montaliano → rapporto che la parola stabilisce con gli oggetti da essa nominati. Primo verso → movimento che va dal soggetto alla realtà. Il poeta interviene in prima persona. Motivo di una tipica condizione esistenziale = il male di vivere MA lo presenta quasi come una presenza reale, fisicamente tangibile. Il male di vivere si identifica direttamente con le cose che lo rappresentano → emblemi nei quali si incarnano e si liberano il dolore e la sofferenza = il rivo, la foglia e il cavallo. Climax ascendente → mondo minerale (rivo), mondo vegetale (foglia) e mondo animale (cavallo). ……………………. → impedimento, dolore e morte. Prende corpo nella realtà attraverso immagini di tormento soffocato e affannoso, di un’arsura che si sgretola, di un accasciamento pesante e mortale. In opposizione al male di vivere non vi può essere che un atteggiamento di distacco ed indifferenza → impassibile di fronte alla miseria del mondo. Seconda strofa → tre correlativi oggettivi di questa specie di bene = la statua, la nuvola e il falco. Ma anche qui le immagini si collocano in una specie di immobilità irreale, emblemi freddi e incombenti, privi di vita.

IL SECONDO MONTALE: LE OCCASIONI La seconda raccolta poetica di Montale è Le occasioni. la politica degli oggetti, che già era presente negli Ossi di seppia, qui viene portata alle estreme conseguenze. Se Montale aveva deprecato che nella prima raccolta vi fosse un dualismo fra lirica e commento. ora ogni commento psicologico e sentenzioso scompare e resta solo l'oggetto con la sua carica di significati, che di conseguenza divengono oscuri e difficili da decifrare. Le mescolanze linguistiche e lo stridore fra aulico e prosaico puntano sul registro decisamente elevato e mano linguistico. La poesia si fa estremamente densa, concentrata, ardua, oscura. Resta solo lontano dalle soluzioni della poesia pura degli Ermetici → anche in questa raccolta, applicando con assoluto rigore la poetica degli oggetti, non si affida minimamente alla magia della parola e alla suggestione dell'analogia. La difficoltà non nasce pertanto, come negli Ermetici, dal gioco allusivo, dalla volontà di rendere il senso dell'indefinito, dell'inesprimibile e del misterioso MA dal fatto che il poeta tace i dati che potrebbero esplicitare e chiarire il significato concettuale degli oggetti che fa sfilare nel suo discorso. Inserimento nel gruppo degli intellettuali che facevano capo alla rivista “Solaria” → letteratura vista come un estremo baluardo dei valori più alti della civiltà, contro l’avanzare delle barbarie, rappresentata dalla volgarità delle prime manifestazioni in una società di massa, dalla opprimente dittatura fascista e dall’addensarsi delle prospettive di guerra. Ne deriva una concezione elitaria della cultura e degli intellettuali, una tendenza a isolarsi dal contesto sociale → preservare incontaminata la purezza dei valori e la dignità dell'uomo di lettere. La creazione di un'immagine sublimata di donna-angelo → una nuova Beatrice, dotata di virtù miracolose, l'intelligenza e la chiaroveggenza, capaci di indicare una via di salvezza dall’inferno quotidiano. Nella terza raccolta La bufera e altro essa avrà il nome di Clizia, che nella mitologia greca era la

donna trasformata dal Dio solare Apollo nel fiore del girasole. Ma Apollo e anche il Dio della poesia e per questo Clizia può essere assunta rappresentare il valore della cultura. Si prospetta nelle Occasioni una netta polarizzazione: - da un lato una condizione esistenziale imprigionata nel fluire sempre uguale del tempo, in una quotidianità opaca e frustrante che ha come corrispettivo la città la modernità, la massificazione della vita e su cui incombe ormai l'apocalisse della guerra. - dall'altro l'attesa dell'epifania luminosa, della donna-angelo, che può indicare una via di salvezza dando un senso un valore al reale. LA CASA DEI DOGANIERI → pag. 334 La poesia ripropone il tema della memoria. All'inizio il poeta si rivolge all'immagine di una fanciulla morta che riemerge dal passato. Quando si avvicinava alla soglia della giovinezza, con la mente piena di sogni di un vago avvenire, la fanciulla montaliana non può più ricordare. Variante dell’impossibilità della memoria → quella nebbia che avvolge il passato e che impedisce di salvare le immagini care. Desolazione lasciata dal fallimento della mem...


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