LO Scambio Delle Donne - Saggio dell\'antropologa femminista Gayle Rubin sulle cause di oppressione della PDF

Title LO Scambio Delle Donne - Saggio dell\'antropologa femminista Gayle Rubin sulle cause di oppressione della
Author Francesca Sara
Course Antropologia
Institution Università degli Studi di Milano-Bicocca
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Summary

Saggio dell'antropologa femminista Gayle Rubin sulle cause di oppressione della donna....


Description

LO SCAMBIO DELLE DONNE Gayle Rubin Il testo che andiamo ad analizzare è stato scritto dall’antropologa statunitense Gayle Rubin nel 1975, quindi sull’abbrivio della seconda ondata di femminismo. Si tratta di un testo teorico che ha come obiettivo quello di ragionare sul problema dell’oppressione femminile e sulla sua natura, nella speranza di realizzare una società libera da discriminazioni sessuali. La Rubin cerca di catalogare il gender come il risultato di un sistema di relazioni economiche e sociali che trasforma il dato biologico in differenza culturale e sociale. In strumento spesso anche politico. Per fare ciò Rubin si propone di analizzare l’opera di quattro autori su tutti: Marx, Engels, Levi-Strauss e Freud. L’autrice parte da una domanda: cosa dobbiamo cambiare nella nostra società per giungere ad una cultura inclusiva e paritaria in ogni suo aspetto? Pensare che l’origine dell’oppressione femminile sia da ricercare nell’aggressività e nell’istinto di dominazione innati nel maschio, porterebbe ad implicare che la lotta femminista deve risolversi in uno “sterminio“ del genere maschile. Soluzione ovviamente impensabile. Bisogna dunque rintracciare l’origine di questa oppressione nel complicato sistema di rapporti in base al quale una femmina della specie umana diventa donna oppressa. -MARX: Per applicare il marxismo alla questione femminile è stato detto che le donne costituiscono riserva di manodopera per il capitalismo. Sia in quanto i loro salari sono più bassi e quindi permettono al padrone di ricavare un plusvalore extra, sia perché, dedicandosi alle faccende di casa gratuitamente, forniscono mezzi di sostentamento senza i quali l’essere umano non sarebbe in condizione di lavorare e quindi di produrre (come cibo, panni lavati, letto rifatto) a costo zero, e dunque contribuiscono in modo basilare alla realizzazione del plusvalore totale del capitalista. Una moglie è compresa nelle necessità di un uomo lavoratore per un principio storico e morale all’interno del quale è il riassunto l’intero dominio del sesso. Constatando l’incapacità del marxismo di coprire ulteriori aspetti legati alla genesi di una oppressione di genere così marcata, Rubin passa all’analisi dell’opera di Engels. -ENGELS: nel suo libro “l’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato“, Engels vede l’oppressione sessuale come eredità che il capitalismo ha raccolto da forme sociali precedenti. Engels afferma che un gruppo umano riproduce se stesso di generazione in generazione e che i suoi bisogni di sessualità e riproduzione devono essere soddisfatti alla pari di quelli alimentari, ad esempio. E questi bisogni vengono soddisfatti a seconda dei dettami culturali. Il Sex/Gender system ha per Engels, dunque, un’importanza centrale. Ogni sistema sociale e a suo modo valido ma bisogna distinguere tra la necessità di crearne uno e i modi oppressivi con cui lo si organizza. da questi sistemi scaturiscono i sistemi di parentela che ne costituiscono le forme visibili. In molte culture questi sistemi hanno più valore anche degli elementi biologici.

Variano profondamente da una cultura all’altra e impongono regole ferree che indicano chi può sposare una data persona e chi no, richiamando ovviamente il nostro sguardo su problematiche come il tabù dell’incesto o i matrimoni tra cugini incrociati. Nel riprendere il progetto engelsiano di elaborare una teoria dell’oppressione sessuale partendo dallo studio della parentela, Rubin si aiuta con il volume di Claud Levi-Strauss intitolato “Le strutture elementari della parentela“. -LEVI STRAUSS: L’antropologo ritiene che dietro ai tabù e alle regole matrimoniali delle varie culture ci siano logiche comprensibili. Ne deriva la costruzione di una scacchiera complessa di cui Rubin prende in esame due pezzi su tutti.: il “dono” e il tabù dell’incesto, le cui articolazioni portano al concetto di “scambio delle donne“, sulla falsariga della teoria del dono di Mausse, che interpretava i doni come passi di un discorso sociale. Levi-Strauss Afferma che i matrimoni sono la forma più elementare di scambio dei doni, nella quale le donne sono il dono più prezioso. In quest’ottica il tabù dell’incesto andrebbe a regolamentare queste “transazione” imponendo esogamia e quindi alleanza tra gruppi familiari differenti. “La proibizione dell’uso sessuale della figlia o della sorella costringe l’uomo a cedere la figlia o la sorella ha un altro uomo, creando un diritto sulla figlia o la sorella di quest’ultimo”. Le donne sono scambiate, gli uomini scambiano. E dunque in un matrimonio non è la donna che beneficia del dono bensì un altro uomo che cede quella donna al marito. In quest’ottica l’oppressione delle donne è collocata in un contesto sociale e non biologico. Nonostante tutto questa visione risulta problematica in quanto se sosteniamo che i tabù dell’incesto e lo “scambio di donne“ costituiscono qualcosa che sta alla base della cultura, l’unico modo per sbarazzarsi dell’oppressione femminile, sarebbe sbarazzarsi della cultura. A più senso quindi considerare lo “scambio di donne” come l’intuizione di un sistema nel quale le donne non hanno pienezza di diritti su se stesse. A questo punto è interessante procedere con l’analisi di Rubin in campo psicoanalitico. -FREUD: la Rubin si serve del contributo freudiano, soprattutto quello in merito al complesso di Edipo e di Elettra, per provare che la trasformazione di sesso in genere non è solo un processo esterno ma anche interno all’individuo. Secondo il complesso di Edipo il bambino ama sua madre ma la cede al padre per paura che questi lo castri, rendendolo dunque donna. Viceversa, accade nel complesso di Elettra con le bambine e i padri. Tuttavia, queste osservazioni rimangono generiche davanti alla scoperta della cosiddetta fase pre-edipica, in cui i bambini Sono esseri bisessuali, fisicamente indistinti e per entrambi, futuri uomini e future donne, l’oggetto del desiderio è la madre. E questo fa cambiare le idee su una pretesa eterosessualità primordiale. La bambina diventerà donna etero sessuale sull’influsso dei costumi sociali in cui si troverà a vivere. La bambina in fase pre-edipica rifiuta la madre perché sa che potrebbe soddisfarla solo nel caso in cui fosse portatrice di “fallo”, ossia di

quelli che per Lacan sono i significati attribuiti al possesso dell’organo genitale maschile. La donna dunque già in fase primordiale è chiamata a compiere il primo sacrificio, seppur in consapevole: rinunciare al desiderio nei confronti della madre. In conclusione la Rubin auspica ad un ritorno ad Engels nel segno di una liberazione dal gender e Dall’imposizione forzata di un preciso sistema di genere a cui sottostare. L’autrice richiama tutte le donne ad un’unica vera lotta per la parità: non contro l’altro sesso, bensì contro la differenza tra generi sessuali....


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