Nietzsche-filosofia - riassunto - Con-Filosofare PDF

Title Nietzsche-filosofia - riassunto - Con-Filosofare
Author nicole tondi
Course filosodia
Institution Liceo delle Scienze Umane Secco Suardo
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riassunto...


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FRIEDRICH NIETZSCHE La filosofia di Friedrich Nietzsche (1844-1900) divenne da subito oggetto di numerose interpretazioni diverse, tra cui l’interpretazione nazista, in quanto la sorella contibuì molto a diffondere l’immagine di lui come teorico e sostenitore di un rinnovamento dell’umanità. Tuttavia, nel secondo dopoguerra ci fu una vera e propria “denazificazione”, in quanto l’idea nazista, con il concetto sulla razza e dell’obbedienza al capo, fu in realtà incompatibile con Nietzsche, in quanto egli disprezzava l’antisemitismo e ogni forma di nazionalismo, soprattutto quello tedesco. Nietzsche fu un grande interprete della crisi della modernità: il suo pensiero è infatti ben lontano dalla tradizione e utilizzò inoltre una scrittura ricca di simboli, immagini, effetti retorici. Durante la sua vita venne influenzato anche dalla filosofia di Schopenhauer, con il quale condivide il pensare la filosofia non come un pensiero oggettivo e scientifico, ma come una introspezione che guarda al vissuto di una persona. Concorda anche i concetti di “volontà” e “rappresentazione”, dove la prima è superiore alla seconda. Tuttavia, si distacca da egli per quanto riguarda la sua concezione pessimistica della vita. “LA NASCITA DELLA TRAGEDIA”: Nel 1872, uscì il suo primo libro, intitolato “La nascita della tragedia”, in cui interpreta il mondo greco. L’arte greca nasce dall’azione di due impulsi: -lo spirito apollineo (legato alla figura del Dio Apollo, Dio del sole): che rappresenta la realtà attraverso l’armonia delle forme, del sogno e dell’illusione; -lo spirito dionisiaco (legato alla figura del Dio Dioniso, Dio del vino e dell’ebbrezza): che nasce dall’esperienza dell’ebbrezza, ed è l’atteggiamento dello spirito per cui la manifestazione del distruggere e del creare viene vista come saggezza vitale. L’arte dionisiaca per eccellenza è la musica, nella quale, come ha indicato Schopenhauer, si esprime il segreto metafisico della vita. Nella tragedia greca (di Sofocle e di Eschilo) si realizza una perfetta armonia tra l'apollineo e il dionisiaco. In seguito, però, l’elemento apollineo comincia a prevalere su quello dionisiaco. Inizia così la negazione della vita da parte della razionalità, che segnò la decadenza della tragedia e della civiltà occidentale. IL PERIODO ILLUMINISTICO: Seguì poi l’inizio di un nuovo periodo del pensiero di Nietzsche, che venne definito “illuministico”, ma non perché il filosofo aveva fiducia nella ragione e nel progresso, bensì era impegnato in un’opera di critica della cultura tramite la scienza. Per “scienza”, infatti, Nietzsche non intendeva l’insieme delle scienze particolari, ma un metodo di pensiero in grado di liberare gli uomini dai pregiudizi e dagli errori che tormentano le loro menti. La filosofia illuministica di Nietzsche si concretizza sulle figure del “viandante”, o “spirito libero”, e della “filosofia del mattino”. Il “viandante”, o “spirito libero”, è colui che grazie alla scienza riesce a liberarsi dalle tenebre e dagli errori del passato, inaugurando così una “filosofia del mattino” che si basa sulla concezione della vita come qualcosa di transitorio e privo di verità precostituite. Tra le tenebre e gli errori dell’umanità, Nietzsche considera soprattutto le “menzogne millenarie” della morale, della metafisica e della religione, formulate dagli uomini per poter

sopravvivere al caos e all’irrazionalità del mondo, costruendo appunto una serie di “certezze” che, a uno sguardo profondo, rivelano il loro carattere illusorio. In particolare, la critica della metafisica comprende anche la teoria della “morte di Dio” (trattata nell’opera “Gaia scienza”). Per Nietzsche, Dio è la più antica delle bugie vitali, ovvero la menzogna che racchiude in sé tutte le altre. Dio rappresenta, infatti, la personificazione delle varie certezze metafisiche, morali e religiose elaborate dall’umanità per dare un ordine rassicurante alla vita. Inoltre, la morte di Dio rappresenta il tramonto definitivo del platonismo, che per Nietzsche era la metafisica per eccellenza dell’Occidente. Infatti, fu proprio Platone a screditare questo mondo e ad inventarne un “altro” da contrapporre a quello “apparente” in cui viviamo. Tuttavia, quello che Platone identificò come il “mondo vero” finì per rivelarsi una “favola”. IL PERIODO DI ZARATHUSTRA: Con l’opera “Così parlò Zarathustra” (1883-1885; Zarathustra, o Zoroastro, era una divinità di una religione antica del medio oriente) si concluse la fase della “filosofia del mattino” e se ne raggiunse una nuova, caratterizzata da una nuova consapevolezza, propria della “filosofia del meriggio”, che con l’eliminazione del “mondo vero” venne cancellato anche il “mondo apparente”, cioè ogni aspetto dualistico della realtà. Nell’opera viene trattato soprattutto il concetto del superuomo. Si tratta di un concetto filosofico di cui Nietzsche si serve per esprimere l’ideale di un nuovo essere, in cui prendono forma i temi principali del suo pensiero. Questo concetto non va confuso con un esteta di tipo dannunziano o con un’entità biologica di tipo darwiniano, ma corrisponde ad un uomo differente rispetto a quello del presente, in quanto si colloca nel futuro, un uomo capace di creare nuovi valori e di rapportarsi in modo nuovo alla realtà. Infatti, il superuomo di Nietzsche è capace di accettare la dimensione tragica e dionisiaca della vita, di sopportare la “morte di Dio” e di rimanere “fedele alla terra”. A questo proposito, Nietzsche descrisse il percorso dello spirito, mediante la sua teoria “delle tre metamorfosi”, secondo cui lo spirito diventa cammello, il cammello leone, e il leone fanciullo. In particolare: -il cammello rappresenta l’uomo che porta i pesi della tradizione e che obbedisce a Dio (“tu devi”); -il leone rappresenta l’uomo che si libera dalla morale e dalla metafisica, rivendicando con forza il proprio “io voglio”, che però gli permette solo la negazione dei vecchi valori; -il fanciullo rappresenta il superuomo, colui che accetta la vita e si libera dai concetti del bene e del male. Inoltre, il superuomo sa accettare e vivere pienamente il cosiddetto “eterno ritorno dell’uguale”, ossia l’infinito riproporsi in modo identico di tutte le realtà e di tutti gli eventi del mondo. Che cosa sia veramente l’eterno ritorno e quali siano i suoi rapporti con l’iniziativa umana costituiscono due delle questioni più complesse affrontate dagli studiosi. Tuttavia, la funzione di questa dottrina è ben chiara nel pensiero di Nietzsche. Infatti, credere nell’eterno ritorno significa: 1)sostenere che il senso dell’essere non stia “fuori” dell’essere, in un “oltre” irraggiungibile, bensì nell’essere stesso;

2)disporsi a vivere la vita come un gioco creativo che ha in sé il proprio senso appagante. L’ULTIMO NIETZSCHE: Le opere di Nietzsche dell’ultimo periodo trattano del tema della critica della morale e del cristianesimo, in modo tale da distruggere definitivamente le credenze dominanti, per far posto all’avvento di un nuovo pensiero, finalizzato alla creazione del superuomo. In particolare, Nietzsche polemizzò contro la morale e il cristianesimo poiché le considerò come le tipiche forme di coscienza e di azione attraverso le quali l’uomo è giunto a porsi contro la vita stessa, mentre Nietzsche tratta appunto dell’accettazione della vita. Secondo Nietzsche, la morale si auto-impone all’individuo. Egli, inoltre, contrappose (nella sua opera “Genealogia della morale”) la “morale dei signori”, ossia quel tipo di morale, tipica delle aristocrazie del mondo classico, che proviene da un sentimento di pienezza o di potenza che si esprime nei valori vitali della forza, della salute, della fierezza e della gioia, alla “morale degli schiavi”, che si tratta invece di un tipo di morale, tipica del cristianesimo, che nasce da un sentimento di debolezza e di risentimento e che è improntata ai valori anti-vitali del disinteresse, dell’umiltà e della pietà. Nietzsche, per spiegare la vittoria della morale degli schiavi su quella dei signori (ossia l’imporsi di un approccio anti-vitale alla vita), rispose che la morale dei signori originariamente comprendeva sia l’etica dei guerrieri, i quali si rispecchiavano nelle virtù del “corpo”, sia quella dei sacerdoti, che perseguivano invece le virtù dello “spirito”. Tuttavia, il sacerdote non poté fare a meno di provare verso il guerriero un certo risentimento, ossia una segreta invidia verso ciò che essi non sono ma che vorrebbero essere. Questo, quindi, si tradusse in una sottomissione dei “forti” attraverso la creazione di valori anti-vitali, che rappresentano l’opposto di quelli vitali incarnati appunto dai forti (es: al “corpo” si contrappose lo “spirito”, all’orgoglio l’umiltà…). Dalla critica della morale e del cristianesimo derivò la necessità di una “trasvalutazione dei valori”, ossia la necessità di creare da sé i propri valori. La trasvalutazione coincide così con la “volontà di potenza”, ossia auto-affermazione e auto-creazione. La volontà di potenza, inoltre, trova la propria espressione più alta nel superuomo, il quale non solo crea i propri valori, ma accetta l’eterno ritorno, trasformando il “così fu” in “così volli che fosse”. Inoltre, da questa concezione di Nietzsche della vita come auto-creazione, deriva che l’arte, intesa come forza creative, non è soltanto una forma della vita, ma è la sua forma suprema, tanto che Nietzsche arrivò a parlare del mondo come fosse un’opera d’arte che genera se stessa. Inoltre, poiché la volontà di potenza trova la propria espressione più alta nel superuomo, l’artista può essere considerato come una prima figura dell'oltreuomo. Per quanto riguarda il “nichilismo”, esso costituì uno degli aspetti più importanti della riflessione di Nietzsche. Quest’ultimo intese per nichilismo la specifica situazione dell’uomo moderno che, non credendo più nei valori di Dio, della verità e del bene, né in un senso o in uno scopo metafisico delle cose, finisce nella “volontà del nulla”, ossia in atteggiamenti di fuga e di disgusto nei confronti del mondo.

L’origine del nichilismo deriva dal fatto che gli uomini, poiché inizialmente si erano immaginati dei fini assoluti e delle realtà spirituali, scoprirono in seguito che tutto ciò non esiste, cadendo appunto nel nichilismo. Invece, l’equivoco del nichilismo deriva dal fatto che il mondo, non avendo quella serie di significati che i metafisici gli attribuivano (unità, verità ecc.), non ha alcun senso. Nietzsche, inoltre, propose diversi tipi di nichilismo, tra cui: -il nichilismo incompleto: è quello in cui i vecchi valori vengono distrutti, ma i nuovi che ne entrano hanno la stessa caratteristica dei precedenti; -il nichilismo completo: è il nichilismo vero e proprio. Esso può rappresentare un segno di debolezza o di forza. Nel primo caso si ha il nichilismo passivo, che risponde con l’angoscia alla presa di consapevolezza che nulla ha senso. Nel secondo caso, invece, si ha il nichilismo attivo, attraverso il quale si riesce a dare un senso a questo caos (tipico del superuomo). In particolare, il nichilismo attivo è “estremo” quando distrugge ogni residua credenza nella verità; è “estatico” quando viene fuori allo scoperto, creando spazio per nuove possibilità; è infine “classico”, ossia compiuto, quando si rende conto che il senso, non essendo dato, deve essere inventato. Con ciò, la filosofia di Nietzsche approda al “prospettivismo”, intendendo la teoria secondo cui non esistono cose o fatti, ma solo interpretazioni di cose o di fatti. Ciò significa che il mondo non è vero che non ha un senso, ma ha innumerevoli sensi, in quanto esistono, secondo Nietzsche, moltissimi punti di vista sul mondo stesso....


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