Riassunti G Tellini Letteratura italiana PDF

Title Riassunti G Tellini Letteratura italiana
Author Celeste Ferrari
Course Letteratura italiana
Institution Università degli Studi di Verona
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Summary

CAP 1. DALLE ORIGINI AL RINASCIMENTOLE ORIGINILe prime attestazioni scritte del volgare in Italia sono riconducibili a: Indovinello veronese ( Codice Capitolare di Verona) VII- IX sec. E’ un indovinello riferito all’attività della scrittura, collocato nel margine della pagina, è una postilla privata...


Description

CAP 1. DALLE ORIGINI AL RINASCIMENTO LE ORIGINI Le prime attestazioni scritte del volgare in Italia sono riconducibili a: Indovinello veronese ( Codice Capitolare di Verona) VII- IX sec. E’ un indovinello riferito all’attività della scrittura, collocato nel margine della pagina, è una postilla privata di carattere informale, con uso del registro quotidiano Placito di Capua, marzo del 960, atto ufficiale cancelleresco in cui compaiono brevi spezzoni di volgare italiano. Si tratta di una sentenza ( placito) emessa a Capua contro il monastero di Monte Cassino. Si riporta la testimonianza “ sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte sancti benedetti” Dal XII secolo: Ritmo laurenziano, 40 versi di un giullare toscano Ritmo cassinese, opera di un monaco giullare sul contrasto tra vita contemplativa e vita attiva Ritmo di Sant’Alessio, Dal XIII secolo: Cantico di Frate sole di San Francesco, 1224 In Francia si assiste, subito dopo al mille, alla fioritura della lingua d’oc ( Provenza), e della lingua d’oil ( Ile de France), con produzione di lirica amorosa, a carattere aristocratico diffuso dai trobadoures. Il capostipite di tale corrente è riconosciuto in Guglielmo IX di Provenza, conte di Tolosa (IX sec). Nell’ile de France si assiste invece allo sviluppo della letteratura di tipo epico- cavalleresca (o ciclo carolingio, ha per protagonisti Carlo Magno e i suoi paladini), inaugurata da Turoldo con le Chanson de Roland (fine XI sec), ed il filone cavalleresco (o ciclo arturiano, di tema amoroso e fiabesco incentrato sulle storie di Re Artù e la tavola rotonda) che inizia con Chretien de Troyes (1160-1190). I temi sviluppati dalla letteratura francese saranno di forte interesse materiale per lo sviluppo della letteratura volgare italiana. ITALIA: TRA PROCESSI UNIFICANTI E RESISTENZE CENTRIFUGHE In Italia le prime attestazioni del volgare avvengono nelle regioni centrali in concomitanza con il potere religioso dei monasteri benedettini: qui lo sviluppo della lingua rimane legato all’anonimato, sottolineando la funzione informale della lingua volgare non a scopi socio – politici. Federico II di Svevia promuove in Sicilia uno sviluppo della cultura con riferimento alla scuola classica. Nel suo entourage di corte si inizia a scrivere per diletto con uso della lingua volgare, guardando ai modelli trobadorici.Sarà poi con i Comuni Toscani e la prese del potere da parte della classe borghese, che il volgare prenderà forma, imponendosi come lingua per l’affermazione del potere commerciale e come veicolo comunicativo di tale classe sociale.Tra il 200’-300’ si assiste allo sviluppo dell’Umanesimo Fiorentino, si guarda alla classicità cercandone una sua emulazione (Petrarca) per poi imporre l’uso del volgare per l’opera d’eccellenza, madre della lingua italiana: la Divina Commedia.

SAN FRANCESCO D’ASSISI VITA Nasce il 26 settembre 1182, da un facoltoso mercante di stoffe Pietro di Bernardone e dalla facoltosa nobile francese Pica Bourlemont. Muore ad Assisi 45enne. Solo due anni dopo nel 1228 è santificato da Gregorio IX. Fondatore dell’ordine dei Francescani, è il personaggio di cui si hanno più biografie. L’importanza del suo operato è notevole poiché diffuse il volgare in un inno che celebra le lodi del Signore ( Canticum fratis solis) intendendo il cantico come strumento di devozione comprensibile da tutti, destinato alla recitazione collettiva e al canto ( la trascrizione musicale non è pervenuta ). Fondamentale l’uso che egli

intese del suo cantico, con diffusione popolare e di facile comprensione. Il cantico, inno dei francescani, sublima le idee centrali del nuovo ordine. Cerca una comunicazione immediata, fatta per suggestioni, una concretezza immediata e con una precisione assoluta di concezioni metafisiche e mistiche. Nella Legenda Perusina (manoscritto del 1311 con materiale autobiografico in latino) si attesta il desiderio di Francesco che i frati andassero cantando l’inno, prima la predica e poi l’intonazione del canto. L’opera è databile al 1224 detta Canticum fratis solis o laudes creatorum. Ripercorre con il suo laudato si il salmo 148, l’intero componimento di 33 versi (come gli anni di Cristo) è pieno di rimandi ai testi sacri. Gli aggettivi contemplativi non sono qui in rimando a Dio bensì alle sue creature e di conseguenza ad esso in funzione di unicum. Dal v. 23 dalla letizia celebrativa si passa al tono grave del salmo penitenziale. La genesi dell’opera viene ricollegata all’episodio noto grazie a Tommaso da celano della cartificatio di S. Damiano, ovvero della celeste visione che avrebbe garantito a Francesco la salute eterna dopo una notte trascorsa nella chiesa di S. damiano fra il mal d’occhi e la molestia dei topi. La forma linguistica include latinismi e tracce del dialetto umbro (es. la chiusura in “u”). Le altre opere di S. Francesco sono redatte in latino, come voleva il registro per i temi di più alto livello: Regola, 28 Admonitiones, 2 lettere, lodi e preghiere e il Testamentum spirituale. COMMENTO Casella: l’opera è distante del contemptus mundi ma non ancora piena della visione immanente del mondo. La natura è simbolo terreno della trascendenza di Dio in chiave panteistica Spitzer: le cose non sono lodate solo rispetto a Dio, ma anche in funzione dell’uomo, visione antropocentrica. E’ una lode non incondizionata ma contaminata dall’ombra del peccato originale Benedetto: cantico carico della bontà divina e, insieme, cantico dell’umiltà professata da chi prega, è comunque l’umiltà dell’orante devoto che non si genuflette ma che esalta il creato Getto: il cantico prima che essere una poesia è una preghiera a cui si introduce una musicalità originalissima in quella comune e diffusa materia linguistica.

LETTERATURA DUECENTESCA Tre aree di analisi e sviluppo: area franco- veneta. Lingua provenzale d’oc nel genere lirico cortese-amoroso, mentre la lingua d’oil per quanto riguarda il poema epico cavalleresco e del racconto in prosa (Boiardo, Ariosto). Racconto in prosa: Marco Polo (1254-1324), IL Milione ( da Emilione, il soprannome famigliare dell’autore) area umbro-marchigiana e toscana. letteratura religiosa (S.Francesco e Iacopone de Todi) diffusa con il genere delle laudi e del dramma sacro, poesia etico religiosa del frate GUittone d’Arezzo e la linea dei poeti comico-realistica di Cecco Angiolieri e i poeti stilnovisti. nella prosa toscana la raccolta il Novellino si costituisce una sorta di galateo per la nuova vita di corte (1281-1300) area meridionale: attestazione della Scuola siciliana nella corte di Federico II di Svevia, esperienza di raffinata cultura aristocratica e di lirica d’amore cortese, in volgare siculo, depurato e nobilitato e adottato agli stilemi e alle convenzioni metriche della lirica trobadorica. SCUOLA SICILIANA Gli autori sono per lo più alto funzionari della corte federiciana (Giacomo da Lentini, Guido dalle Colonne ecc) e scrivono esclusivamente poesia d’amore in volgare siculo, sulle forme provenzali. I testi giuntici sono perlopiù per opera di copisti, che li hanno toscanizzati. Importante perchè è il primo esempio tangibile delle corte regia come ambiente elitario e di formazione. Segna una condizione politico-culturale nuova che segnerà tutte le arti. La poesia si fa gioco e oblio dalla realtà, ricalcando i temi dei trobadores provenzali. Si sviluppano i temi poi ripresi nell’amor cortese, ovvero: omaggio feudale alla dama intesa come Domina e pertanto in veste di suo umile servitore

bellezza paragonata a pietre preziose, astri, con ricorso a gioco di immagini e paragoni paura che i “malparlieri” possano diffondere la notizia relativa a questo amore profano, con ricorso a pseudonomi STILNOVO Avanguardia letteraria, piccolo gruppo di giovani perlopiù fiorentini, con capofila Dante con Donna ch’avete intelletto d’amore. Si ricordano poi Guido Guinizzelli, Guido Cavalcanti insieme a Lapo Gianni, Gianni Alfani Dino Frescobaldi e Cino da Pistoia. Il termine dolce stil novo venne usato da Francesco de Santis, a richiamo del verso nel purg. 24 dantesco in un dialogo con Iacopo da Lentini “ di qua del dolce stil novo ch’odo”. Nuovo senso della forma, l’amore diviene un idea mistica e ideale, che comporta uno stile più elevato e nobilitante, oltre che meno aspro e involuto. Gli stilnovisti non si celebrano come diritti autori dei loro componimenti; bensì come umili scribi di Amore. Si rivendica un’autenticità interiore, l’esperienza amorosa è analizzata e ascoltata direttamente e la bravura dell’autore non sta tanto nell’esibizione retorica quanto piuttosto in quella di rendere melodico e musicale la dizione poetica.

DANTE ALIGHIERI VITA 1265 nasce a Firenze da famiglia della piccola nobiltà guelfa 1280-1290 studia retorica e coltiva interessi dottrinali e poetici. Amicizia con Cavalcanti 1275 primo inconro con Beatrice, figlia del banchiere Folco Portinari e poi moglie di Simone de' Bardi 1283 secondo incontro con Beatrice e primo sonetta della Vita nuova 1290 giugno, morte di Beatrice 1295 intraprende la carriera politica 1292 compone la Vita nuova 1300 è eletto priore, si avvicina alla fazione dei Bianchi 1301 è da papa bonifacio VIII in missione diplomatica, non rimette più piede a Firenze 1302 (27 gennaio e poi 10 marzo) condannato al confino per due anni e al pagamento di un'ammenda, poi condannato a morte in contumacia 1303-1307 composizione del Convivio e del De vulgari eloquentia 1307 inizia a comporre la Commedia 1310 De monarchia ed Epistole a Enrico VII 1312 è a Verona da Cangrande della Scala 1315 epistola a Cangrande 1318 si reca a Ravenna da Guido Novello da Polenta 1319 già pubblicati l'Inferno e il Purgatorio 1312,14settembre muore a Ravenna. Figura centrale della letteratura medievale, Dante visse in un' epoca di convulsi cambiamenti politici e sociali, incarnando il modello dell'intellettuale cittadino che concepisce la cultura come fattivo impegno morale e civile ( guelfo bianco), che gli costò anni di esilio dall'amata Firenze. OPERE LA VITA NUOVA E' una raccolta composta tra il 1293 ed il 1295 delle rime più significative scritte in precedenza, raccordate da commenti in prosa che conferiscono un carattere narrativo all'insieme dell'opera. L'operetta comprende XLII (42) capitoli, con 31 componimenti in versi (25 sonetti, una ballata e 5 canzoni) ed è pertanto un prosimetro: le prose spiegano le occasioni di componimento delle parti liriche creando un antologia personale con il commento. Dante vi ricostruisce la propria vicenda poetica e sentimentale dal

primo incontro con Beatrice fino al momento in cui la donna, ormai morta, gli appare dalla gloria dell'Empireo. Il percorso delineato segna il progressivo superamento della concezione cortese dell'amore: se nella parte iniziale dello scritto il sentimento si nutre ancora della speranza di una ricompensa della donna, successivamente esso trova il proprio appagamento nella contemplazione disinteressata di lei, avviandosi a divenire un'esperienza puramente spirituale e mistica di elevazione a Dio. Al nuovo atteggiamento dell'amante-poeta corrisponde uno stile più “dolce”, espressione di uno stato d'animo libero dal quel tormento interiore che caratterizava l'amor cortese. LE RIME Sono il complesso della produzione lirica di Dante, dagli esordi fino al periodo dell'esilio. Le rime giovanili riflettono le varie tendenze della lirica cortese del tempo, che ha al suo centro il tema amoroso, mentre la produzione successiva alla Vita nuova appare più diversificata: il poeta affronta temi filosofico- morali, sperimenta la via della poesiacomica e burlesca e i modi intellettualistici e preziosi della lirica amorosa provenzale. Dopo l'esilio, prevalgono nettamente i temi morali, con un accentuarsi della visione negativa della realtà contemporanea. IL CONVIVIO Frutto degli studi filosofici e dell'esperienza politica, l'opera, scritta negli anni 1304-1307 e rimasta incompiuta, avrebbe dovuto configurarsi come una vasta enciclopeda di tutto lo scibile umano,articolata in quattordici trattati, ciascuno dei quali concepito come commento in chiave allegorica di una canzone.Dante sceglie di esprimersi in lingua volgare, perchè si rivolge non solo ai dotti, ma ad un pubblico più vasto, che s'identifica con una “nobiltà” di rango o di spirito, allo scopo di promuovere la conoscenza filosofica, intesa come stimolo all'impegno morale e civile. Tipicamente medievali appaiono sia la concezione del sapere come ricezione di una verità rivelata una volta per tutte sia il procedimento argomentativo seguito nell'opera, che è quello sillogistico e deduttivo di ascendenza aristotelica predominante nella filosofia scolastica IL DE VULGARI ELOQUENTIA Composto in latino negli stessi anni del Convivio e lasciato incompiuto, lo scritto intende fornire al pubblico dotto un trattato di retorica che fissi le norme d'uso volgare letterario di cui Dante afferma la piena dignità nella trattazione d'argomenti non solo amorosi, ma anche morali ed epico-guerreschi.Tale lingua non coincide con alcuno dei dialetti italiani e la sua elaborazione toccherà ai letterati e agli intelletuali, corte ideale in un Italia priva di unità politica. IL DE MONARCHIA E' un trattato politico in latino, la cui composizione si deve collocare nel periodo della discesa in Italia di Enrico VII (1310-1313), che suscitò in Dante l'illusione di una restaurazione dell'Impero universale. L'autore affronta la questione dei rapporti tra il potere imperiale e quello religioso, affermando la loro autonomia reciproca e nello stesso tempo la loro contemplementarità: l'imperatore deve riverenza al papa, guida spirituale dell'umanità, e il papa ha bisogno, per operare, della pace che solo il potere politico può garantire. LE EPISTOLE D'argomento politico sono ache le molte delle 13 epistole, lettere ufficiali scritte in latino. Di notevole interesse l'Epistola a Cangrande della Scala, risalente al periodo compreso tra il 1315 ed il 1317, che dà fondamentali indicazioni di lettura della Commedia. LA COMMEDIA Il poema è un componimento allegorico-didattico che narra un viaggio nei tre regni dell'aldilà iniziato ne 1300 (anno del primo giubileo,ovvero dell'indulgenza plenaria per i pellegrini che si recano a Roma) il Venerdi Santo 8 aprile, anniversario della morte di Cristo. Si mescolano i due generi medievali: quello del viaggio nell'aldilà e quello allegorico-didattico. Il viaggio si svolge in 7 giorni: inizia all'imbrunire del Venerdi,

il sabato è dedicato a percorrere l'Inferno in cui vige la legge del contrappasso (corrispondenza per analogia o per contrasto tra la pena ed il peccato commesso). Approda alla domenica al Purgatorio ed ivi vi trascorre 4 giorni, mentre l'ascensione al paradiso occupa 19 ore fino al raggiungimento dell'ultimo cielo, l'Empireo, fuori dal tempo. Il viaggio si compie sotto la guida di Virgilio, la ragione umana, fino al cullmine del purgatorio, e di Beatrice (la fede, la grazia)fino all'Empireo, cui succede S. Bernardo. Le tre parti definiti dall'autore stesso cantiche sono divise in 33 canti (eccezione fatta per la prima di 34 canti). I canti sono dunque 100 (numero perfetto secondo la numerologia medievale). Ogni cantica inizia con un proemio e termina sempre con la medesima parola “stelle”. Il poema, composto probabilmente a partire dal 1307, è animato da una struggente nostalgia per i valori del passato e da una visione assai cupa del presente: la crisi dei poteri universali (chiesa e impero), l'ascesa del ceto borghese, la decadenza dell'antica nobiltà feudale e la conflittualità interna ai Comuni sono interpretati come segni di un degrado morale, contro il quale l'ira di Dio non tarderà a scagliarsi. Al tema morale e politico si collega la riflessione sulla propria vicenza personale, segnata dalla dolorosa esperienza dell'esilio. Vittima dell'ingiustizia Dante si propone come profeta investito da Dio perchè denunci la corruzione dilagante e indichi agli uomini la via della salvezza: la Commedia è appunto il racconto del viaggio nell'aldilà compiuto dal poeta e simbolicamente dall'umanità che egli rappresenta, per liberarsi dal male e congiungersi a Dio. Anche se gli antecedenti culturali del poema sono molteplici, la concezione dantesca appare unitaria e tipicamente medievale per la fiducia dogmatica nella verità rivelata e nell'ordine divino di stampo platonico. Alla mentalità medievale è d'altra parte riconducibile l'impianto allegorico della narrazione, che cela dietro i significati letterali, di per sé reali, altri significati morali e religiosi. Lo stile dell'opera è definito dal poeta stesso, nell'Epistola a Cangrande , “umile e dimesso”, perchè accoglie tutti gli aspetti della realtà, da quelli più alti a quelli più turpi, che hanno comunque un loro senso in quanto parte del creato. Alla molteplicità della materia corrisponde la pluralità dei livelli linguistici e stilistici, che tendono ad innalzarsi dall'Inferno al Paradiso, ma che risultano comunque disomogenei anche all'interno di ciascuna cantica. Diversi sono anche i generi letterari confluiti nel poema sacro, che trova il suo fattore unificante essenzialmente nell'impianto narrativo che lo caratterizza, in quanto racconto di un viaggio-esperienza proteso verso la meta finale della visione di Dio. COMMENTI TANTO GENTILE E TANTO ONESTA PARE La poetica stilnovistica di Dante si allontana dall'idea di amore come angoscia. In un'atmosfera incantata, Dante loda Beatrice come creatura celeste, dall'ineffabile dolcezza e da qualità morali superiori. Le qualità salvifiche della donna sono qui celebrate in una sorta di dialogo non privato, bensì corale. Dagli occhi della donna non si irradia una freccia perturbativa ma un senso di porfonda beatitudine che la connota come creatura celeste.Il sospiro non indica la perdizione di fronte a tanta bellezza terrena, bensì indica la celeste pacificazione di chi non sa tradurre in parole uno stato di estasi.  Gianfranco Contini Il testo sembra di una forte limpidezza, in realtà molte delle parole hanno cambiato uso nel tempo, portando ad una differenza tra significato e significante. DIVINA COMMEDIA, INFERNO, V, 73-142, “PAOLO E FRANCESCA”- GIRONE DEI LUSSURIOSIFrancesca da Polenta,figlia di Guido il Vecchio signore di Ravenna, è divenuta moglie dopo il 1275 di Giangiotto Malatesta, zoppo e deforme, figlio di Malatesta da Verrucchio, signore di Rimini. Il matrimio di convenienza politica porta però Francesca a conoscere il cognato, Paolo Malatesta. I due, sorpresi del marito, vengono uccisi da questi. Il tragico fatto di cronica deve essere avvenuto tra il 1282 ed il 1285.  Lanfranco Caretti Nella prima parte l'espressione della donna appare artificiosa ed intellettualistica: essa cerca di razionalizzare una sua debolezza ma subito, nella seconda parte, diviene una confessione drammatica dove la protagonista parla con accenti di schietta naturalezza

 Mario Martelli Il critico analizza come la figura di Paolo durante il colloquio con Dante rimanga zitto ed inerme, piangente. Egli sottolinea come, dall'esegesi biblica in poi, la figura della donna rappresenti la carne (e quindi il peccato, in chiara concezione medievale),mentre l'uomo rappresenti la ragione. La tragedia dei due amanti può pertanto esser vista come la tragedia stessa della creatura che sottomette la sua regione alla carne.

FRANCESCO PETRARCA VITA 1304, 20 luglio nasce ad Arezzo, figlio di un notaio amico di Dante, come lui in esilio dal 1302 1312 ad Avignone con la famiglia 1316-1320 studia diritto all'università di Montpellier 1320-1326 si trasferisce all'università di Bologna 1330 chierico per mantenersi 1341,8 aprile incoronato a Roma, in Campidoglio da Roberto d'Angiò 1374,19 luglio muore nella casa di Arquà, all'età di 69 anni Personalità inquieta e tormentata da tendenze di segno opposto, Petrarca rispecchia le contraddizioni e le incertezze della sua epoca, nella quale la visione medievale della realtà e della cultura è al tramonto, ma i nuovi valori umanistico-rinascimentali sono ancora lontani dall'esser definiti. Tale crisi si manifesta, sia nell'opera sia nella biografia di Petrarca, come dissidio tra spiritualità cristiana e amore profano, tra disprezzo dei beni terreni al desiderio di ottenere fama e riconoscimenti. Egli è un intellettuale cosmopolita, che si muove con facilità tra l'ambient...


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