Schema economia aziendale PDF

Title Schema economia aziendale
Course Economia Aziendale
Institution Università degli Studi di Parma
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Summary

ECONOMIA AZIENDALE GLI ISTITUTI Le persone per soddisfare i propri bisogni materiali e immateriali hanno da sempre avuto la tendenza a riunirsi in gruppi organizzati poiché vi è consapevolezza della difficoltà oggettiva di raggiungere i molteplici fini personali di varia specie e grado in maniera in...


Description

ECONOMIA AZIENDALE GLI ISTITUTI Le persone per soddisfare i propri bisogni materiali e immateriali hanno da sempre avuto la tendenza a riunirsi in gruppi organizzati poiché vi è consapevolezza della difficoltà oggettiva di raggiungere i molteplici fini personali di varia specie e grado in maniera individuale. Quindi, la partecipazione a gruppi e società risponde generalmente a due obiettivi fondamentali: • Il soddisfacimento dei bisogni definiti di “socialità”, ossia di intese e positive relazioni interpersonali; • La realizzazione di fini non attuabili con le risorse individuali, o più convenientemente realizzabili attraverso i contributi speciali e comuni di un insieme di persone. I gruppi di persone che assumono regole di comportamento e struttura relativamente stabili sono denominate “istituti”. Secondo Masini i caratteri discriminanti dell’istituto sono: • Insieme di elementi, fattori, energie, risorse personali e materiali coordinate tra loro per raggiungere il fine comune, cioè soddisfare i bisogni umani che si possono distinguere in: Individuali: riconducibili solo a livello della persona; Generali: propri di ciascuna persona e quindi di tutto (di uno o più istituti); Collettivi: propri di una collettività (dentro e fuori istituto). • Duraturo e dinamico; • Organizzato secondo proprie leggi; • Autonomo; • Deve tenere in considerazione criteri di efficienza e di efficacia che ne devono ispirare il funzionamento (in passato si riteneva che le finalità di un istituto potessero essere raggiunte trascurando ogni principio economico). La complessa varietà dei bisogni umani porta alla costituzione di istituti di diversa natura funzionali al soddisfacimento di bisogni differenti. La dottrina classica ha proposto l’individuazione di tre differenti classi d’ istituti: • Le famiglie; • Le imprese; • Gli istituti pubblici territoriali e le associazioni, le fondazioni e gli istituti con altre forme giuridiche definiti “senza scopo di lucro”. Lo Stato, in quanto ordinamento politico, sociale, giuridico ed economico, deve soprintendere al perseguimento del bene comune. Poiché il comportamento degli istituti e le relazioni tra essi sono riferibili a principi etici, morali, culturali, psicologici ed economici, l’economia limita il campo studiando solo le relazioni economiche e quindi l’azienda. (Gli istituti possono essere anche aziende, se non ci sono accadimenti economici non lo sono).

L’AZIENDA

 ordine strettamente economico di un istituto

Le classi di aziende hanno in comune il fine generale e il mezzo ma differiscono per i fini immediati: • • • •

Aziende famigliari  soddisfacimento dei fabbisogni famigliari Aziende di produzione  remunerazione dei prestatori di lavoro e dei conferenti il capitale Aziende pubbliche  produzione e consumo dei beni pubblici + remunerazione dei lavoratori Aziende non profit  produzione e consumo dei beni socialmente utili + remunerazione fattori produttivi

I caratteri discriminanti di un’azienda • • • •



Rigore gestionale, amministrativo e organizzativo; Riferisce a criteri di efficienza ed efficacia Il rapporto che regola le relazioni dei singoli con l’unità è fondato sul criterio dello scambio; L’azienda si caratterizza: o Come insieme complesso di elementi differenti tra di loro e tra loro interrelati; o Come un sistema, relazioni che esistono tra gli elementi o Come un sistema di natura economica, soddisfa dei bisogni utilizzando delle risorse limitate o Come un sistema finalizzato a creare ricchezza Entità autonoma con delle leggi: o Per assicurare un buon funzionamento; o Che caratterizzano la struttura e funzionamento

I fini dell’azienda La finalità è di tipo economico e consiste nella creazione di ricchezza: •



Ricchezza. Creare ricchezza: o Valore output > input o A nel breve e lungo termine Economicità  capacità dell’azienda di durare nel tempo in modo autonomo, per raggiungerla, la creazione di ricchezza deve: o Estendersi nel tempo o Fronteggiare condizioni di incertezza, dinamica e contesto

Sistema guida dell’economicità: Durabilità: durare nel tempo in un ambiente mutevole Autonomia: vivere senza interventi di sostegno e di copertura Equilibrio: insieme di più equilibri: o Economico/reddituale (CE): CC I mezzi monetari della vendita sono minori a quelli impiegati per la produzione, si distrugge ricchezza R CV, il grado di leva operativa è alto, quindi il reddito operativo è molto sensibile alla variazione delle vendite (i ricavi aumentano molto più velocemente). In questa situazione si ha un punto di pareggio più alto e un margine di sicurezza più basso; • Se CV > CF, il grado di leva operativa è basso, quindi il reddito operativo è poco sensibile alla variazione delle vendite. In questa situazione si ha un punto di pareggio più basso ed un margine di sicurezza più alto. Si può calcolare in diversi modi:

Δ%reddito Δ%ricavi

MdC ∗ Q reddito

=

=

Δreddito reddito Δricavi ricavi

Poiché Δ reddito = Δ MdC e Δ MdC = MdC% * Δ ricavi , allora è uguale a:

MdC% ∗ Δricavi reddito Δricavi ricavi

MdC% ∗ ricavi reddito

=

Esercizio 1 RO = RT – CT RO = p*Q – (CF – v*Q) RO= Q*(p-v) – CF MdC = (p-v) = (8,5 – 6) = 2,5 RO1 = 2.5*200 – 400 = 100 RO2 = 2,5*250 – 400 = 225

CF = 400 V=6 P = 8,5 Q1 = 200 Q2 = 250

R1 = 8.5*200 = 1.700 R2 = 8.5*250 = 2125 Δ Reddito: 100 : 100 = 125 : x = 125% Δ Ricavi: 1.700 : 100 = 425 : x = 25%

Leva operativa: Δ%reddito

=

Δ%ricavi MdC∗Q reddito Δreddito reddito Δricavi ricavi

=

125% 25%

2.5∗200

=

100 125 100 425 1700

=

=5 =

500 100

1,25 0,25

=5

=5

MdC%∗ Δricavi reddito Δricavi ricavi

MdC%∗ricavi reddito

=

2,5 (8,5)∗ 425 100 425

1,25

= 0,25 = 5

1700 2,5

=

( 8,5)∗1700 100

=

500 100

=5

Il grado di leva operativa è 5, quanto è sensibile il risultato operativo al cambiamento dei ricavi?

=

Q3 = 300 Q4 = 375 RO3 = 2.5*300 – 400 = 350 RO4 = 2,5*375 – 400 = 537,5 R1 = 8.5*300 = 2.550 R2 = 8.5*375 = 3.187.5

Δ Reddito: 350 : 100 = 187,5 : x = 53,5% Δ Ricavi: 2.550 : 100 = 637,5 : x = 25% Δ%reddito Δ%ricavi

=

53,5% 25%

= 2,14

Il grado di leva è funzione del volume al quale ci si riferisce. Imprese che fanno un alto uso della leva si preoccupano molto del calo dei ricavi. Più si è prossimi al punto di pareggio, maggiore è il grado di leva operativa.

Due imprese simili e che operano ad uno stesso volume possono avere un diverso grado di leva operativa a causa della struttura dei costi: l’incidenza relativa dei costi fissi e dei costi variabili sui complessivi jmhun alto grado di leva operativa e sono quindi più sensibili a variazioni dei ricavi.

In situazioni multi prodotto Le relazioni costo-volume-profitto descritte fino ad ora si applicano ad imprese mono prodotto. Nel caso di imprese multi prodotto il margine di contribuzione unitario deve essere calcolato come media ponderata, con le quantità vendute, dei margini di contribuzione unitari dei singoli prodotti. Questo particolare margine di contribuzione è denominato margine di contribuzione del prodotto equivalente (MdCe). Qualunque sia il numero di prodotti, il margine di contribuzione unitario del prodotto equivalente è sempre calcolabile purché siano noti i MdCu dei singoli prodotti e il mix delle vendite. Se nelle aziende mono prodotto RO = Q(MdCu) – CFT, nelle aziende multi prodotto RO = Q(MdCe) – CFT MdCe = MdCa * I%a + MdCb * I%b + MdCx * I%x dove I% è l’incidenza percentuale di un prodotto sulle vendite e CFT è la somma dei costi fissi diretti e indiretti. Un metodo alternativo al prodotto equivalente è quello di costruire un conto economico aziendale a margine di contribuzione che sia la somma dei conti economici dei singoli prodotti, che contengono esclusivamente i costi diretti. In questo modo si determina un nuovo aggregato, denominato secondo margine di contribuzione, calcolato come differenza tra il margine di contribuzione di un certo prodoto e i suoi costi fissi diretti e rappresenta il contributo di un certo prodotto alla copertura dei costi fissi comuni e alla generazione di reddito: 2°MdC = Q*(MdCu * I%) – CF diretti. Il reddito d’impresa è infatti dato dalla differenza tra il secondo margine di contribuzione complessivo e i costi indiretti: RO = 2°MdC complessivo – CF indiretti

Esempio

MdCe = 30*0,1 + 20*0,3 + 5*0,6 = 12 CFT = 140.000 + 25.000 = 165.000 RO = Q*(MdCe) – CFT RO = 20.000*12 – 165.000 = 75.000

2°MdC a = 20.000*(30*0,1) – 65000 = -5.000 2°MdC b = 20.000*(20*0,3) – 35.000 = 85.000 2°MdC c = 20.000*(5*0,6) – 40.000 = 20.000 RO = -5.000 + 85.000 + 20.000 – 25.000 = 75.000

Il risultato è lo stesso, ma con il secondo metodo si conosce il contributo dei singoli prodotti alla copertura dei costi indiretti e alla generazione di reddito (decisioni riguardanti le linee di prodotto sono in tal modo più consapevoli). Consente inoltre di effettuare molto velocemente simulazioni di variazione del mix delle vendite. La varianza o scostamento di mix è favorevole se:

• Si vendono relativamente più prodotti che hanno margine superiore a quello medio: mdc i > mdc*; • Si vendono relativamente meno prodotti che hanno margine inferiore a quello medio: mdc i < mdc* Ove: mdc i = margine di contribuzione std del prodotto i-esimo; mdc* = margine di contribuzione std prodotto equivalente.

L’analisi di sensibilità Il modello della break even analysis può essere utile per prendere decisioni relative a: • Prezzo; • Volume; • Entità dei costi fissi; • Costo variabile unitario. È quindi possibile analizzare la “sensibilità” del risultato rispetto a quelle variabili e porsi domande del tipo: • Cosa succede se il prezzo aumenta; • Cosa succede in conseguenza ad una riduzione dei costi variabili; • Cosa succede in conseguenza ad una riduzione dei costi fissi; • Cosa succede se aumenta la produzione. Se aumento il prezzo

A parità di quantità ho un profitto maggiore.

Se diminuisco i costi variabili

A parità di quantità ho un profitto maggiore e quindi servono meno quantità per raggiungere il punto di pareggio.

Se riduco i costi fissi

Solo nel lungo periodo, a parità di quantità ho un ricavo maggiore e quindi mi servono meno quantità per raggiungere il punto di pareggio (risultato più veloce rispetto alla riduzione dei soli costi variabili)

Se aumento la quantità

La retta dei costi e quella dei ricavi restano invariate. Aumenta il profitto.

Limiti dell’analisi costi volumi risultati • • • • •

Vale nel breve periodo; Statica (considera l’invarianza dei costi variabili e dei prezzi); Problema: Non calcola presenza delle scorte; Volume di produzione unico driver; La distinzione tra costi fissi e costi variabili può ingenerare errori di valutazione.

Migliorare la prestazione in termini di profitto

Poiché: reddito = f (Costi fissi, Margine di contribuzione) Per aumentarlo è possibile: • Aumentare il prezzo di vendita unitario; • Ridurre il costo variabile unitario; • Ridurre i costi fissi; • Aumentare il volume

Altre influenze sui costi: • Le variazioni di prezzo degli input; • La rapidità del cambiamento dei volumi; • La direzione del cambiamento del volume; • La durata del cambiamento del volume; • La conoscenza ex-ante della variazione; • La produttività (curva di esperienza); • La discrezionalità del management.

Esempio 1 Si calcolino gli effetti sull’utile di una variazione pari al 10% in ciascuna delle fondamentali variabili del modello di analisi C-V-R, sulla base dei seguenti dati: CF = 50.000 Q = 1.000 P = 200 V = 100 U = RT – CVT – CF = p*Q - v*Q - CF U = (200*1.000) - (100*1.000) - 50.000 = 200.000 - 100.000 - 50.000 = 50.000 Se aumento P del 10%: P = 200 + (200*10) / 100 = 220 U = (220*1.000) - (100*1.000) - 50.000 = 220.000 - 100.000 - 50.000 = 70.000 VARIAZIONE: 70.000 – 50.000 = 20.000 50.000 : 100 = 20.000 : x

20.000*100 / 50.000 = 40%

Se diminuisco V del 10% V = 100 - (100*10) / 100 = 90 U = (200*1.000) – (90*1.000) – 50.0000 = 200.000 – 90.0000 – 50.000 = 60.000 VARIAZIONE: 60.000 – 50.000 = 10.000 50.000 : 100 = 10.000 : x

10.000*100 / 50.000 = 20%

Se diminuisco CF del 10% CF = 50.000 - (50.000*10) / 100 = 45.000 U = (200*1.000) – (100*1.000) – 50.0000 = 200.000 – 100.0000 – 45.000 = 55.000 VARIAZIONE: 55.000 – 50.000 = 5.000 50.000 : 100 = 5.000 : x

20.000*100 / 50.000 = 10%

Se aumento Q del 10% Q = 1.000 + (1.000*10) / 100 = 1.100 U = (200*1.100) – (90*1.100) – 50.0000 = 220.000 – 110.0000 – 50.000 = 60.000 VARIAZIONE: 60.000 – 50.000 = 10.000 50.000 : 100 = 10.000 : x

10.000*100 / 50.000 = 20%

Esempio 2 Ai fini dell’organizzazione di una serata di beneficenza, sono individuate due possibili sedi per un ballo di gala: • Sede A: costo per l’affitto di 1.000 € più 40 € a persona per servizio di pasti e bevande; • Sede B: costo fisso di affitto di 3.300 € ed un costo per il servizio cibi e bevande pari a 30 € a persona. Inoltre, sono previsti, indipendentemente dalla sede scelta, 1.750 € di costi amministrativi e marketing e 1.250 € per la banda, indipendentemente dal numero di partecipanti. Il biglietto si vende ad 80 € a persona. Dati: RT: CFT:

Sede A Sede B 80x – 40x = 40x 80x – 30x = 50x 1.000 + 1.750 + 1.250 = 4.000 3.300 + 1.750 + 1.250 = 6.300

Si richiede: 1. Il calcolo del punto di pareggio per ciascuna sede in termini di biglietti da vendere; Q: RT = CFT Sede A: 40x = 4.000 Q = 100 Sede B: 30x = 6.300 Q = 126 2.

Il calcolo del reddito operativo del ballo:

U = RT – CFT a. Se partecipano 150 persone: UA = (40*150) – 4.000 = 2.000 UB = (50*150) – 6.300 = 1.200 b.

3.

Se partecipano 300 persone: UA = (40*300) – 4.000 = 8.000 UB = (50*300) – 6.300 = 8.700

Il livello di biglietti venduti affinché le due sedi conseguano lo stesso reddito operativo. Q: UA = UB RTA - CFTA = RTB - CFTB Q: 40x – 4.000 = 50x – 6.300 10x = 2300 x = 230

Esempio 3 Un motel da 400 camere ha dei costi fissi annuali di €3,4 milioni, costi variabili di €10 a camera e in media l’affitto di una camera è di 50€ al giorno. Il motel è aperto 365 giorni l’anno. 1. Quale sarà il risultato operativo nel caso in cui il motel sia: U = RT – CFT U = (Q*p – Q*v) – CFT U = Q*(p – v) - CFT a. Tutto esaurito: [ 400*(50- 10) ]*365 – 3.400.000 = 2.440.000 b. Pieno a metà: [ 200*(50- 10) ]*365 – 3.400.000 = -480.000 2.

Il punto di equilibrio come numero di camere affittate e la percentuale: Q: RT – CFT 50x – 10x = 3.400.000 40x = 3.400.000 x = 85.000 (400*365) : 100 = 85.000 : x 85.000*100 / 146.000 = 58,2%

I COSTI PIENI E IL LORO IMPIEGO Il concetto di costo Il costo è la valorizzazione monetaria delle risorse consumate (da consumarsi) per un qualche scopo: 1. Il costo quantifica un impiego di risorse; 2. Utilizzando un comune denominatore (la moneta); 3. Ha sempre a riferimento uno scopo, un obiettivo: un “oggetto” del costo: una qualunque cosa per la quale sia desiderata una misurazione separata del costo; 4. Il concetto di costo è più significativo quando seguito da un aggettivo (fisso/variabile/diretto…).

Possibili oggetti del costo Prodotto

Una giacca, un PC, un tornio, un portale, una Panda

Servizio Linea di prodotto

Un volo da Bologna a Catania, l’emissione di un certificato Rolex Datejust, una linea di biscotti MB

Marchio Agente

Emporio Armani, Maserati, Nike Andrea Rossi

Canale

Un insieme omogeneo di punti vendita (dettaglio, ingrosso)

Progetto

Un aereomobile, un principio attivo, un progetto BPR

Cliente

Una catena distributiva, un’impresa, un PV, una persona

Attività Funzione

Un test di controllo di qualità, la selezione fornitori Riscaldare i sedili, stampare un foglio su due lati

Unità organizzativa

La Produzione, il Commerciale, la R&S

Esiste un trade-off fra specificità dell’oggetto del costo e impegno della rilevazione. Al crescere dell’ampiezza dell’oggetto del costo si riducono i costi di rilevazione si perde informazione sulle differenze di costo ma si semplifica il sistema (maggiore è lo zoom, maggiori sono i dettagli, maggiore è il costo e minore è lo zoom, minore sono i dettagli, minori sono i costi). Direct and Indirect Costs In determinate circostanze (per esempio quando si acquista qualcosa) il costo pieno o full cost, è semplice da valutare (il prezzo pagato); in altre potrebbe richiedere un sistema di rilevazioni complesso. • Il costo pieno è la somma di costi diretti e di una quota equa di costi indiretti; • Costi speciali: elementi di costo “oggettivamente” riconducibili l’oggetto del costo, cioè da esso causati; • Costi comuni: elementi di costo causati congiuntamente da due o più oggetti del costo e dunque non riconducibili oggettivamente ad alcuno di essi singolarmente. I termini diretto e indiretto hanno a che fare con il trattamento contabile dei costi. Costi assegnati in modo oggettivo sono diretti (e sono dunque necessariamente costi speciali). I costi diretti sono attribuiti. Costi assegnati utilizzando criteri di ripartizione soggettivi sono indiretti e sono allocati. Quindi: Costi comuni: indiretti; Costi speciali: diretti e indiretti.

Principi contabili Il principio di competenza stabilisce come suddividere i costi complessivi di produzione di un periodo fra Costo del Venduto e rimanenze finali. Non fornisce però indicazioni su come calcolare il costo dei singoli prodotti (ad esempio, è possibile allocare i costi indiretti in base alle ore di manodopera o alle ore impianto). Il codice civile impone di allocare almeno tutti i costi di diretta imputazione. La maggior parte delle imprese valorizza le rimanenze di prodotto finito al costo pieno di produzione.

Elementi di costo del prodotto (Elements of Product Cost) • • • • •

Materiali diretti: spesso denominati materie prime o semplicemente materiali. Materiali indiretti: o materiali di consumo, risorse utilizzate nel processo produttivo, che non sono però economicamente riconducibili ai singoli prodotti (ad es.: l’olio di lubrificazione dei macchinari). Manodopera diretta: manodopera riconducibile ad un oggetto di costo valorizzata al costo orario del lavoro. Costi generali di produzione: manodopera indiretta (ad es.: personale che non partecipa direttamente al processo di trasformazione ma che svolge attività di supporto al processo produttivo nel suo complesso). Costo di trasformazione: il costo di tutte le risorse necessarie a trasformare i materiali diretti in prodotto finito (manutenzione impianti generali, logistica interna, programmazione della produzione, riscaldamento stabilimento,





illuminazione stabilimento, pulizie stabilimento, materiali di consumo). Sono in prevalenza costi fissi (impegnati), tendono dunque a mantenersi costanti nel tempo. Costo pieno di produzione: non include i costi commerciali e di distribuzione, né i costi riconducibili ad attività generali ed amministrative non collegate al processo produttivo. Comprende i materiali diretti più i costi di trasformazione. I costi di produzione confluiscono: Rimanenze di semilavorati; Rimanenze di prodotti finiti. Costi di periodo: (costi non di produzione) sono tutti quelli diversi dai costi inventariabili (come i materiali diretti e i costi di trasformazione).

Le finalità più comuni di utilizzo del costo pieno: • Valorizzare le riman...


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