Storia dell\'antropologia ugo fabietti pdf PDF

Title Storia dell\'antropologia ugo fabietti pdf
Author esther di cave
Course Antropologia
Institution Sapienza - Università di Roma
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STORIA DELL'ANTROPOLOGIA CAPITOLO 1- NASCITA DELL'ANTROPOLOGIA (1.1) Esisteva in Francia già nel 1700 una tradizione della letteratura esotica e di viaggio, costituita da resoconti di missionari, mercanti, soldati ed esploratori che descrivevano queste popolazione extraeuropee con un atteggiamento di pregiudizio, moralismo. . In opposizione, la tradizione filosofica, che ebbe come esponenti dell'epoca de Montaigne e Rousseau, prediligeva un atteggiamento più filantropico riguardo il discorso dei “selvaggi”, invitava gli studiosi a viaggiare prima di avventurarsi in speculazioni sulla specie umana. Ancora non c'era un vero e proprio studio sugli usi, costumi, istituzioni e stile di vita di questi popoli, bensì venivano usati come punti di riferimento e di confronto. Nel 1724 Lafitau pubblica il libro I costumi dei selvaggi americani dopo anni di permanenza presso gli Irochesi e gli Uroni: questo libro rappresenta l'inizio di una nuova scienza: l'Etnologia. Adottò un metodo comparativo, per dimostrare che in tutti i popoli è presente l'idea di un essere superiore. (1.2) La ragione divenne essa stessa elemento del potere: una parte di intellettuali eredi del patrimonio filosofico e scientifico dell'illuminismo vogliono realizzare l'idea di una scienza come 'servizio sociale', che avrebbe promosso ricerche sul campo della vita sociale, dell'economia politica, della geografia→ una scienza che aveva per oggetto l'uomo come essere naturale dotato di ragione. Questi erano gli anni in cui l'Europa scoprì l'Oriente, nacquero discipline come l'Egittologia. Solo nel 1799(chiusa poco dopo 1805) nacque la Société des Observateurs de l'homme. Quando la società nacque, esisteva già un quadro scientifico entro il quale si parlava di uomo come genere universale. Il suo scopo era quello di osservare l'umanità nella sua variabilità fisica, linguistica, geografica, sociale tramite una raccolta di dati sui costumi del popoli esotici e sulle lingue, raccolta di diversi oggetti, conferenze ecc. De Gérando riconosceva l'utilità dello studio dei selvaggi al fine di conoscere le tappe storiche dell'umanità→ il progetto era di stampo filosofico ma con diversa modalità→ viaggiare E pensare→ cercare di correlare i dati dell'osservazione e di coordinarli in una teoria. (1.3) Dopo la chiusura della Società. L'atteggiamento di comparazione dei popoli subì un eclissi, tornando ad essere funzionale solo per discorsi etnocentrici. Si afferma idea di influenza romantica e religiosa che non esista un vero progresso umano guidato dalla ragione (De Maistre)→ il selvaggio era solo rappresentante della degradazione umana per il peccato originale, la caduta della grazia divina→ idea che si afferma in Gran Bretagna. Fine '700 alcuni studosi considerano Vecchio testamento come documento storico. Fine 1850 CREAZIONISMO vs EVOLUZIONISMO. Il primo affermava che ogni variazione degli esseri viventi fosse opera di agenti estranei, la seconda (Charles Darwin) diceva che le forme di vita si sarebbero trasformate nella storia in base ad un processo lento di mutazioni. (1.4) La scienza apparve come elemento che assicura all'umanità la felicità, progresso, mentre la sociologia, frutto del pensiero positivista, come strumento per comprendere gli effetti sociali del progresso e guidarli. La convinzione nell'esistenza di un progresso derivava dalla considerazione della società industriale ottocentesca come più alto stadio dell'evoluzione. (1.5) Metà XIX sec in Gran Bretagna rivoluzione delle scienze naturali e umane→ nascita biologia, geologia e archeologia→ frutto della prospettiva dell'Uniformismo (teoria dello scozzese Lyell→processi che hanno modificato crosta terrestre sono gli stessi che la modificano ora). Questa teoria permetteva agli antropologi di sottrarre al Creazionismo la storia dell'uomo. 1865 Lubbock (archeologo) suddivise la storia primitiva in Paleolitico e Neolitico.→ parallelismo “europeo primitivo” e “selvaggio contemporaneo”.

CAPITOLO 2- L'ANTROPOLOGIA EVOLUZIONISTA NELL'ETA' VITTORIANA Gran Bretagna in questo periodo si impadronì dell'India, Africa, rappresentanze in Medio Oriente, Sudest Asiatico, America meridionale; Australia, Nuova Zelanda Oceania sotto corona inglese. Proletariato inglese migliora le sue condizioni→ Nascita sindacati, aumento salari, suffragio universale maschile, alfabetizzazione… Progressi ottenuti solo grazie allo sfruttamento delle colonie e dei suoi abitanti. (2.1) Edward Taylor, uno dei fondatori della disciplina antropologica, affronta l'idea di evoluzione culturale→ 1.la cultura è in ogni popolo 2.la cultura è un sistema complesso di elementi che si ritrovano ovunque 3. la cultura è acquisita→ l'uomo riceve la cultura

dalla società circostante. Spostò il concetto di cultura da un contesto individuale ad uno collettivo. L'insieme di elementi che compongono la cultura, sono scomponibili→ estrarre dato elemento, presente in tutte le culture, consentiva di determinare la sequenza dello sviluppo di questo stesso concetto (religione\famiglia..)Anche Taylor pensa che ci siano popoli superiori e inferiori→ questi popoli selvaggi rappresentavano gli stadi evolutivi precedenti dell'uomo civilizzato. Temi per i primi antropologi: religione, parentela. Taylor parla di animismo: credenza (tipica dei popoli primitivi) secondo la quale gli oggetti, anche inerti, possedevano un'anima (anima si può staccare dal corpo, conduce una duplice esistenza). Comparsa del pensiero razionale comportò la restrizione del concetto di animismo, ora inteso come credenza nel possesso di un'anima singola da parte dell'individuo. Sopravvivenza:quelle cose che “chiaramente non hanno la loro origine nel nuovo stato di cose ma che si sono semplicemente mantenute all'interno di esso. Sono una miniera per la ricerca storica→ possibilità di risalire all'epoca in cui quell'idea aveva un significato, quindi poter comprendere lo stadio di sviluppo culturale precedente a quello attuale. Comparazione come metodo ispiratore dell'antropologia di questo periodo. Taylor e altri antropologi pensano che si possa parlare di evoluzione solo in linee generali: non tutti i popoli seguono necessariamente la stessa linea di sviluppo→ principio delle possibilità divergenti. (2.2) Seconda metà '800 William Robertson Smith studia l'origine della religione come istituzione. Concepì uno studio comparato delle istituzioni sociali e religiose dei popoli semitici→ elaborò una teoria generale dei rapporti tra società e religione. Si concentra sulla dimensione sociale e collettiva della religione(attività rituali), non individuale. Il dato primario di ogni esperienza religiosa sono i riti e simboli tra essi correlati→ la dimensione collettiva si manifesta nei riti comunitari. Sostenne un'omologia tra attività rituale\religiosa e identità politica\sociale. Es:sacrificio→ non è un atto per ingraziarsi una divinità, ma un rituale di comunione tra società e divinità che rappresenta simbolicamente l'unità della società stessa-→ la religione come fattore regolativo di rapporti sociali; elemento coesivo. (2.3) Augustus Pitt-Rivers metà XIX ebbe l'idea di costituire musei in cui si organizza il materiale archeologico. In Italia Paolo Mantegazza 1869 fondò a Firenze il museo di Antropologia e Etnografia. Gli oggetti (secondo il modello di River) venivano organizzati in base a criteri di classificazione tipologica che doveva mostrare l'evoluzione di un oggetto, dal più arcaico al più moderno.(2.4) James George Frazer, considerato ultimo vero esponente dell'evoluzionismo, avanzò l'ipotesi per cui magia, religione e scienza avrebbero costituito tappe nello sviluppo intellettuale dell'uomo. Sosteneva che la magia(tentativo di esercitare controllo su natura) corrispondeva a fase di sviluppo dell'intelletto umano caratterizzata dall'ignoranza, confusione riguardo i rapporti causali che dominano il mondo. In seguito con la religione, alcuni uomini avrebbero provato ad accattivarsi il favore delle potenze della natura. Quando si accorsero che le divinità non potevano intervenire nelle vicende umane, ci fu l'epoca dell'osservazione dei fenomeni naturali e la ricerca di leggi che ne regolassero il divenire: la scienza.

CAPITOLO 3-LE ORIGINI DELL'ANTROPOLOGIA AMERICANA E LEWIS H. MORGAN In America studi antropologici si sviluppano nella seconda metà '800. Lewis Morgan figura cardine nell'antropologia americana si occupò del “problema indiano”. 2 concezioni all'epoca del Nativo: per problematiche interne, l'indiano era il nemico; quando si trattava di contrapporre il vigore nel Nuovo Mondo americano alla decadenza e oppressione europea, l'Indiano era chiamato a sostenere la nazione. Fece conoscenza riguardo le abitudini dei pellerossa, studiando gli Irochesi→ si soffermò principalmente i loro sistemi di parentela. Studiò il sistema di relazioni che le sei nazioni irochesi intrattenevano tra loro: Senèca, Oneida, Mohawk, Cayuga, Onondaga e Tuscarora→ ognuno di questi gruppi si trovava in relazione con tutti gli altri per la loro complessa rete di parentela. Ogni nazione divisa in diverse tribù, ognuna delle quali ha il nome di un animale→ tribù con lo stesso nome si trovavano nelle diverse nazioni e i loro membri si consideravano fratelli, in quanto discendenti di un antenato comune. Per Morgan, era un efficace sistema di mantenimento delle relazioni pacifiche tra le diverse nazioni. Eseguì altri studi sulla parentela presso altre popolazioni, come i Sioux o Ojibwa→ presso di esse si chiamava padre anche il fratello del padre

(zio) e madre la sorella della madre (zia), che coerentemente chiamano i nipoti figlio\a. Le sue ricerche si volsero in due direzioni: in una vi fu la raccolta di dati sui sistemi di parentela degli indiani dell'America del Nord; nell'altra dati di popolazioni extra-americane. I sistemi, benché differenti, presentavano una struttura logica simile. Distinse due grandi gruppo di sistema di parentela: sistemi classificatori e sistemi descrittivi. Nel primo, i parenti consanguinei in linea collaterale non vengono distinti terminologicamente da quelli in linea diretta. Nel secondo invece i parenti consanguinei in linea collaterale vengono distinti da quelli in linea diretta. Avanzò l'ipotesi che questi due sistemi sarebbero caratteristici di due tipi di società: classificatori→ organizzazione sociale basata sui rapporti di parentela (caratteristico del periodo della “barbarie”); Descrittivi→ società basata su rapporti di tipo politico(legato alla comparsa della “civiltà”). Le terminologie di parentela potevano essere delle 'sopravvivenze', dunque potevano essere utilizzate nella ricostruzione delle fasi di sviluppo storico. Secondo Morgan, il passaggio da una all'altra sarebbe stato determinato dalla comparsa dei diritti di proprietà sulla terra. Si dedicò inoltre allo studio dell'evoluzione sociale: suddivise l'evoluzione in periodi definiti etnici→ selvaggio-barbarocivilizzato, e le prime due epoche furono suddivise ulteriormente in 3 sottoperiodi: inerioreintermedio-superiore. Ogni periodo è caratterizzato da invenzioni e scoperte rappresentative nel progresso.

CAPITOLO 4- TRA SOCIOLOGIA,FILOSOFIA ED ETNOLOGIA: LA RIFLESSIONE FRANCESE SULLE SOCIETA' “PRIMITIVE” (4.1) Sociologia frutto della filosofia positivista di Auguste Comte→ legge dei tre stadi 1.teologico 2.metafisico 3.positivo, in cui la società capitalistico industriale rappresentava la fase finale (4.2) Emile Durkheim si concentrò sul concetto di coscienza collettiva come “insieme di credenze e dei sentimenti comuni alla media dei membri di una stessa società”. Questo concetto era applicabile ad ogni società, perciò ognuna di esse poteva essere comparata. Dove la vita sociale occupa ogni spazio della vita del singolo determinandone scelte e sentimenti , la coscienza collettiva riflette l'esistenza di una solidarietà di tipo meccanico, che unisce i singoli individui tra di loro. Nelle società dove prevale la tendenza del singolo individuo a differenziarsi rispetto al gruppo, domina una solidarietà di tipo organico, dove la coscienza collettiva tende a occupare spazi più ristretti. (4.3)Per Durkheim il fenomeno religioso costituisce un fatto sociologicamente universale. Le religioni sono comparabili tra di loro perché alla base di ogni culto e sistema di fede c'è un numero di rappresentazioni fondamentali che adempiono le stesse funzioni. Studia il totemismo degli aborigeni australiani→ totemismo come il sistema religioso più semplice, che contiene rappresentazioni che sono proiezione del gruppo sociale su un piano ideale. Totem→ oggetto di culto che rappresenta l'unione della società o la società stessa. Religione quindi→ fenomeno unitario, sistema di rappresentazioni e di riti attraverso cui gli uomini sono partecipi misticamente e collettivamente. (4.4) Lucien Lévy-Bruhl→ uno dei grandi interpreti della tradizione del razionalismo filosofico. Cercò di rispondere alla domanda: esiste una morale oggettiva? → necessario contatto con l'etnologia. La teoria, dice, non può fondare alcuna morale, può studiarla. Studiare la morale significa cercare di comprendere il diverso significato che l'esperienza morale può assumere in contesti sociali differenti , i diversi sistemi morali che sono caratteristici delle diverse società→ “rivoluzione etnologica”. Studiò il pensiero primitivo→ criticò tradizione dell'evoluzionismo inglese: la pretesa di spiegare il pensiero primitivo sulla base di operazioni mentali soggettive era sbagliato. Vedeva, come Durkheim, le rappresentazioni collettive come dati già inseriti in un contesto dato, la società→ l'individuo non aveva possibilità di sviluppare un giudizio proprio, indipendente da quello che gli veniva imposto. La mentalità dei primitivi venne vista da Bruhl come dipendente da una forma di ragionamento di tipo pre-logico, ovvero ascientifico, a-critico. Nella distinzione mentalità logica e pre-logica c'è sicuramente una variante del pregiudizio etnocentrico , ma rappresenta il tentativo di organizzare una comprensione della differenza svincolata da schemi di matrice evoluzionistica. Non ebbe esperienza sul campo, che lo portò ad accomunare tutte le società primitive come equivalenti, per poterle contrapporle con il blocco occidentale.

CAPITOLO 5-TRADIZIONI POPOLARI ED ETNOLOGIA IN ITALIA Lo sviluppo degli studi etno-antropologici in Italia è legato alla scoperta del mondo coloniale, e per molto tempo si è focalizzato sugli studi di tradizioni popolare, folklore→ demologia. In Italia la coscienza di un'eterogeneità del popolo italiano fu sempre presente negli studiosi di tradizioni popolari, anche a causa della tardiva e definitiva unità politica del nostro paese (1861). Verso la metà del 1800 ebbe inizio un'epoca di individuazione delle peculiarità regionali. Studiosi importanti: Paolo Mantegazza→ sostenitore dell'evoluzionismo in campo biologico, diffuse in Italia teorie di Darwin; fondò a Firenze il Museo di Antropologia e Etnografia, fu titolare della prima cattedra di Antropologia. Pitrè, medico→ vero iniziatore degli studi demologici in Italia; raccolse in 25 volumi proverbi, favole, credenze, pratiche magico-mediche, giochi ecc della cultura siciliana. L'Italia ebbe eccellenti esploratori-etnografi, per la maggior parte africanisti. L'Africa già alla fine delll'Ottocento venne a costituire l'obiettivo di espansione coloniale italiana. Lamberto Loria→ importanti collezioni etnografiche; fondò il Museo di Etnografia italiana (oggi Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari) a Roma; fondò la Società di Etnografia Italiana. Organizzò nel 1911 la Mostra di Etnografia Italiana, con lo scopo di offrire ai visitatori un'immagine autentica dei ceti popolar italiani.

CAPITOLO 6-L'ETNO-SOCIOLOGIA FRANCESE (6.1)Concetti di fatto sociale e di coscienza collettiva di Durkheim ebbero grande influenza nel pensiero sociologico ed etnologico francese ed europeo. Robert Hertz studiò l'ambito delle rappresentazioni collettive→ problematica della coesione sociale: studiò la rappresentazione collettiva della morte in diversi popoli→ per lui le credenze dei primitivi relative al fenomeno della morte non costituivano (≠ evoluzionisti) delle spiegazioni dell'origine del pensiero religioso, bensì delle rappresentazioni collettive, processi mentali condivisi da tutti i membri di una società che investivano relazioni tra il singolo e la comunità. La morte recide il rapporto dell'individuo con il gruppo→ la comunità avverte la morte come una minaccia alla propria coesione, esegue i riti funebri per ristabilire l'equilibrio alterato dalla scomparsa dell'individuo→ tramite riti il defunto si distacca dalla comunità ed è reintegrato in quella degli antenati morti. Studiò rituali delle popolazioni del Borneo→ eseguivano 2 riti distinti→ morte pensata come transizione da una condizione ad un'altra. Si occupò anche della distinzione sacro-profano: queste due dimensioni spingono gli esseri umani a strutturare l'universo in un principio bipolare→ distinzione DESTRA e SINISTRA: prima associata con il positivo, seconda negativo. (6.2)Arnold Van Gennep→ studiò i riti di passaggio. La vita degli individui scandita da una serie di riti che celebravano il passaggio da una condizione ad un'altra→ condotti per rendere più agevoli i cambiamenti di condizione traumatici. Distinse 3 fasi: separazione (riti preliminari), margine (riti liminari), aggregazione (riti postliminari). (6.3)Marcel Mauss, promotore della ricerca etnografica, allievo di Durkheim, non fece mai ricerche sul campo. Il suo studiò spaziò dalla magia e religione a quello dell'idea di persona, sacrificio, dono ecc. Uno dei suoi primi saggi mostrò come gli esseri umani non raggruppassero istintivamente in categorie oggetti ed esseri animati che fanno parte della loro esperienza: li raggruppano avendo in mente la ripartizione degli stessi esseri umani in gruppi sociali→ studi sugli aborigeni australiani, classificati secondo totem .Saggio sul dono→ costruito su lavori etnografici di Boas sul potlach e Malinowski sul kula→ dimostra l'esistenza presso le scoietà primitive di fenomeni di scambio di beni materiali→ principio di reciprocità che si basa su tre regole principali: dare, ricevere e ricambiare→ la mancata restituzione degli oggetti produce interruzione dello scambio→ danno per il trasgressore della regola. Popolazioni come i Maori, il dono possiede uno spirito “hau”→ ciò che pone colui che riceve il dono in una posizione di debito e lo costringe a ricambiare per ristabilire un equilibrio delle forze.

CAPITOLO 7-GLI SVILUPPI DELL'ETNOGRAFIA AGLI INIZI DEL 1900 (7.1)Gli ultimi anni della regina Vittoria, videro profonde trasformazioni sul piano politico, sociale, culturale→ Germania e Stati Uniti crebbero economicamente, Francia e Germania si espansero in

campo coloniale→ inasprimento della concorrenza internazionale. Grazie allo studio della psiche e del mondo fisico il soggetto conoscente non era più punto di riferimento assoluto; l'antropologia riconosceva tratti di primitività nello stesso pensiero occidentale. Venne adottata molto spesso la tecnica di raccolta di dati etnografici tramite questionari. molti limiti: spesso chi li faceva compilare era portatore di pregiudizi. Eccezioni come Lorimer Fison e Alfred Howitt, che studiarono gli aborigeni australiani, considerati i rappresentanti di uno stadio remoto della storia dell'umanità;nella loro società era possibile leggere la fase iniziale di molti fenomeni, come il totemismo, considerato allora come forma primitiva di religione. 1892 realizzazione del progetto dell' Ethnographic survey of the United Kingdom, che mirava alla raccolta di dati fisico-antropologici, etnologici, archeologici e folkloristici di tutte le Isole Britanniche. Più tardi nacque l' Imperial Gazetteer of India. Queste ricognizioni etnografiche erano frutto della collaborazione della disciplina antropologica e l'amministrazione coloniale.(7.2) La disciplina cominciò ad affermarsi nelle università britanniche, che divennero i principali motori di ricerca, teorica e sul campo→ declino della raccolta di dati a distanza. Tra ricercatori vi sono anche medici, psicologi, biologi. Spedizione allo stretto di Torres(1898-1899) costituì una pietra miliare nella storia dell'antropologia→ definì la consacrazione definitiva della disciplina in ambito accademico. “Nuovi etnografi”→ studiosi che dopo un...


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