Domanda 2 – “Cos’è la Letteratura Comparata?” Saggio: “Che cos’è la Letteratura Comparata?” di George Steiner PDF

Title Domanda 2 – “Cos’è la Letteratura Comparata?” Saggio: “Che cos’è la Letteratura Comparata?” di George Steiner
Author Serena Abate
Course Letterature comparate
Institution Università degli Studi di Catania
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Domanda 2 – “Cos’è la Letteratura Comparata?”
Saggio: “Che cos’è la Letteratura Comparata?” di George Steiner...


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Domanda 2 – “Cos’è la Letteratura Comparata?” Saggio: “Che cos’è la Letteratura Comparata?” di George Steiner George Steiner George Steiner, uno studioso austriaco di origine ebraica, è il comparatista vivente più famoso. Negli anni ‘30 fuggì dall’Austria, come molti altri ebrei, a causa delle persecuzioni naziste. Approdò in Francia, Inghilterra e America, dove – infine – si stabilì definitivamente. Parla 8 lingue. Racconta che, ogni volta che viaggia, la patria in cui si trova attiva la corrispondente competenza linguistica (es: si trova in Inghilterra, sogna in inglese; si trova in Francia, sogna in francese). È inoltre uno studioso di teorie e tecniche della traduzione. La prima definizione di letteratura comparata è dovuta a Goethe, illuminista e massone, sostenitore del pensiero liberale (ovvero che tutti gli uomini sono uguali). Nel 1827 scrive un libro-intervista nel quale parla con il suo segretario ed è lì che per la prima volta appare il termine Weltliteratur. Tuttavia, pochi anni prima anche Giacomo Leopardi nel suo Zibaldone (1820) asseriva che i narratori avessero bisogno di avere la consapevolezza del sovranazionale. Il saggio Prima di iniziare a parlare di letteratura comparata è bene analizzare il senso stesso di comparare come atteggiamento fondante della nostra conoscenza. Ed è per lo più questo il contenuto principale dell’incipit: il significato stesso di comparare. Per Steiner la comparazione è un atto cognitivo basilare. Noi conosciamo il mondo attraverso degli atti comparativi analogici, come ad esempio: appena nati vediamo il viso della mamma e da lì compariamo i visi, le voci e così via. Da questa funzione primaria nasce la letteratura comparata. Il saggio ha due grandi blocchi argomentativi.

Il primo blocco argomentativo Nel primo blocco si affronta la storia della comparatistica, dall’antichità a oggi. Ogni atto di percezione è comparativo. Quando abbiamo un oggetto di fronte a noi – un testo, una sonata, un quadro – di situarlo dandogli un contesto, collegandolo a delle esperienze già avvenute e ad esso correlate. Cerchiamo, appunto, l’analogia, i tratti familiari che riallacciano un’opera, per noi nuova, ad un contesto riconoscibile. Nel caso di un’innovazione, di una struttura che ci sembra in qualche modo senza precedenti, cerchiamo di incorporare il nuovo nel noto. L’interpretazione, per quanto spontanea, nasce da presupposizioni e ricognizioni storiche, sociali. La comparazione è dunque implicita nel processo ermeneutico. Qual è la relazione tra un romanzo con quello che abbiamo già letto? Un romanzo è nuovo rispetto a che cosa? Secondo Steiner la nozione di “creare il nuovo’’ è in realtà comparativa poiché non esistono singolarità assolute. Infatti, la sola affermazione di una preferenza implica un paragone con qualcos’altro. Per comunicare utilizziamo le parole. Ogni parola è carica di potenziale, carica della sua intera storia. Tutti gli usi precedenti di questa parola sono impliciti, non sappiamo assolutamente niente della sua invenzione. Questo però non vale per i neologismi o

per i termini tecnici, di cui possiamo documentare con maggiore certezza la loro origine. Chi ha creato le similitudini o le metafore? Siamo incapaci di datare o di situare scientificamente questi processi. L’artista classico trova la felicità in questa eredità, invece, chi si oppone al classicismo si trova in una vera e propria prigione linguistica. Infatti, ci sono stati tanti tentativi di evasione: i poeti futuristi russi cercarono di elaborare lingue nuove ma un poeta, nel caso in cui riuscisse ad inventare una nuova lingua, dovrebbe prima insegnarla a sé stesso e poi agli altri. Questo procedimento però segnerebbe l’inizio di una nuova prigione linguistica. Nei casi migliori, invece, il grande scrittore contribuisce all’arricchimento del linguaggio esistente e non lo percepisce come una prigione. Da un punto di vista linguistico, utilizziamo le parole in virtù di ciò che le rende diverse dalle altre. Leggere significa comparare. Sin dal loro inizio, gli studi letterari e l’interpretazione sono stati comparativi, comparavano ad esempio i vari aspetti nelle opere di un singolo scrittore. Osservano l’analogia e il contrasto nella rielaborazione dei temi mitologici identici in autori diversi. Nello studio degli scrittori venivano utilizzati gli “accoppiamenti’’ che sono una forma di metodo comparativo. Il paragone è una costante negli studi e nei dibattiti letterari. Nella storia della comparatistica è molto importante il ruolo della filologia classica, di Goethe e della Weltliteratur. Il comparatista in un certo qual modo “fugge” dalla propria patria perché sente di non appartenergli. Egli vive nell’utopia di tornare in un luogo da cui si sente esiliato. L’utopia muove le nostre ambizioni, ci spinge a camminare. La parola Weltliteratur è un neologismo di Goethe. Appare per la prima volta nel 1827 in un suo diario. Goethe ha tradotto da 18 lingue: gaelico, persiano, arabo, cinese, ebraico, ecc. Certe traduzioni di Goethe hanno segnato dei momenti cruciali nella formazione e nell’arricchimento dell’identità culturale europea. Le lingue comunicano tra loro con la traduzione. Goethe comprende che in un mondo che si globalizza non possono esserci delle barriere dunque egli parla di Weltliteratur, il suo è un pensiero liberale. Per lui è fondamentale la traduzione poiché in questo modo i testi valicano i confini nazionali; dietro la differenza culturale c’è un’unica radice. Bisogna guardare alle letterature e alla comunicazione letteraria come ad un bene comune (Gemeingut), un bene dell’umanità che permette di valicare i confini e le barriere. Il concetto di Weltliteratur sottintende la Weltpoesie. Nell’uomo sono innate le facoltà dell’immaginazione e della comunicazione. L’istinto che ci spinge all’invenzione verbale, all’organizzazione delle parole e della sintassi secondo modelli formali di misura e musicali è universale, è presente in ogni lingua in maniera differente. Secondo Goethe per l’uomo queste capacità sono fondamentali per la comprensione della propria storia e della propria lingua. Goethe sostiene che chi non conosce le lingue straniere non sa niente nemmeno della propria lingua. Goethe era ossessionato dalla ricerca delle unità primordiali. Credeva nelle interrelazioni, nelle armonie nascoste della materia. La Weltliteratur e la Weltpoesie suggeriscono degli universali che generano tutte le lingue e che producono, persino tra quelle più diverse, delle affinità nella struttura e nella loro evoluzione.

Che cos’è la letteratura comparata per Steiner? Steiner si chiede se la letteratura comparata sia davvero una materia e prova a darne una possibile definizione personale poiché nelle materie umanistiche la ricerca di definizioni ed etichette produce quasi sempre delle definizioni sterili. Per Steiner la Letteratura comparata è la forma più alta di critica letteraria, di interpretazione linguistica e testuale; è una meta, a momenti un’utopia (quanto costituisce l'oggetto di un'aspirazione ideale non suscettibile di realizzazione pratica). La letteratura comparata è un’utopia, un bisogno inappagabile ma necessario per la nostra conoscenza. La letteratura comparata è un’arte della comprensione che si concentra sulla possibilità e sulle sconfitte della traduzione.

Il secondo blocco argomentativo Il secondo blocco argomentativo esplica i tre campi di applicazione delle letterature comparate, che sono: 1. Differenza linguistica: La letteratura comparata si immerge e trova il proprio piacere nella diversità linguistica. Per la letteratura comparata il mito di Babele non è stato affatto un disastro bensì la condizione necessaria che ha permesso all’umanità di percepire e ridisegnare il mondo in maniera libera, in modo diverso e specifico per ogni lingua. È stata la nascita e la morte delle lingue. Secondo Steiner la scomparsa di una lingua, più o meno importante che sia, significa la morte di una visione del mondo, di un mondo possibile, di un modo di ricordare il passato e di esprimere il presente ed il futuro. Una lingua morta è insostituibile. Le lingue parlate attualmente nel mondo sono circa 6.500, considerate quelle morte in tutto ne sono state parlate circa 20.000. Ogni 15 giorni ne muore una. Il mito di Babele spiega l’origine della lingua vista come il frutto di una condanna divina, mentre per Steiner è frutto di libertà culturale. Il libro “Le voci del silenzio” spiega perché e dove si estinguono le lingue, vedendolo come un fenomeno negativo. Vi sono comunque anche dei pareri opposti, che vedono un’eventuale unificazione e semplificazione della lingua come un bene. Gli studi sulla traduzione possono essere effettuati in modo sincronico ed in modo diacronico. La traduzione è una pratica interlinguistica e interculturale di negoziazione semantica tra le lingue per superare il divario semantico tra esse. 2. Studio della ricezione dei testi: Come i testi viaggiano nella storia. La storia della letteratura come storia della lettura e dei lettori, e non solo degli Autori e delle Opere. 3. Studio dei temi, dei miti e degli archetipi letterari: Vladimir J. Propp nel 1831 scrisse “Morfologia della fiaba”, un libro in cui scompose fiabe russe e notò che tutte le fiabe condividevano la stessa struttura ORDINE – CAOS – ORDINE. Questa struttura è comune a quasi tutte le storie. In tutte le fiabe ci sono una serie di personaggi standard. Le narrazioni si richiamano l’un l’altra.

Storia del mito di Babele Tutta la Terra aveva una sola lingua e le stesse parole. Emigrando dall'oriente gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Sennaar e vi si stabilirono. Si dissero l'un l'altro: "Venite, facciamoci mattoni e cociamoli al fuoco". Il mattone servì loro da pietra e il bitume da cemento. Poi dissero: "Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la Terra". Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che gli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: "Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro possibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua dell'altro". Il Signore li disperse di là su tutta la Terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la Terra e di là il Signore li disperse su tutta la Terra.

La traduzione per Steiner La traduzione è una pratica interlinguistica e interculturale di negoziazione semantica tra due lingue e due culture in cui il traduttore mette in gioco tutto se stesso per attraversare il residuo semantico tra le lingue naturali, per tradurre l’intraducibile. La traduzione, votata al fallimento, è dunque un gesto “utopico”.

Steiner parla di ARTE PAZIENTE DELLA LETTURA, di lettura qualitativa, per la quale è necessaria molta attenzione al testo. Ulteriori applicazioni della letteratura comparata:  Nel rapporto tra letteratura e arte, letteratura e cinema;  Studio del rapporto tra tradizione orientale e occidentale;  Studio della tradizione linguistica del latino in occidente....


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