Relazione libro PDF

Title Relazione libro
Author Giada Di Pietro
Course Diritto Costituzionale Italiano E Comparato
Institution Università degli Studi di Teramo
Pages 20
File Size 378.8 KB
File Type PDF
Total Downloads 33
Total Views 154

Summary

relazione libro LA SOCIETà DI CORTE di Norbert Elias...


Description

NORBERT ELIAS “La società di corte” BIOGRAFIA: Norbert Elias nacque a Breslavia (oggi Wroclaw, città polacca, allora appartenente alla Germania) il 22 giugno 1897, da una famiglia ebrea, unico figlio di Hermann Elias, piccolo imprenditore tessile, e Sophia Elias. Norbert non seguì la strada paterna e dopo gli studi ginnasiali e l'esperienza della prima guerra mondiale (sul fronte occidentale) si iscrisse all'università della sua città natale dove studiò medicina e filosofia. Il titolo della tesi era: Idee und Individuum (L'idea e l'individuo). Elias conseguì la laurea in filosofia nel 1924 Le obiezioni di Elias, che rivelava così la sua spiccata personalità e la sua autonomia di pensiero, si spingevano fino al cuore dell'intera tradizione kantiana. Ciò che Elias contestava e metteva in discussione era la convinzione di Kant che determinate categorie di pensiero (lo spazio, il tempo, la causalità, e alcuni fondamentali principi morali) non derivassero dall'esperienza ma fossero innate, eterne e universali nella mente umana. Il rifiuto di questo assunto da parte di Elias fu determinante per la sua carriera successiva. Dalla filosofia egli passò alla sociologia. La sua opera più importante è Il processo di civilizzazione . Quest'opera, scritta da Elias in Inghilterra, dove emigrò nel 1933 e dove visse fino ai primi anni 1960, venne pubblicata nel 1939. La sua opera completa venne nel frattempo recepita a livello mondiale da storici e sociologi. La sua nuova descrizione sociologica dell'uomo lo ha portato ad occupare un posto centrale nell'ambito delle scienze sociali. È stato il vincitore della prima edizione del Premio Europeo Amalfi per la Sociologia e le Scienze Sociali. Altra sua opera di rilevanza storiografica è La società di corte, nella quale, partendo dalla corte diVersailles di Luigi XIV, svolge un’ analisi sociologica e antropologica dei comportamenti cortigiani, e più in generale dell'ethos nobiliare, individuando nell'etichetta, nei cerimoniali e nella prossemica della quotidianità i tratti di una articolata struttura sociale, nella quale è possibile anche rintracciare il riflesso di una economica gerarchica espressione diretta della volontà e del gradimento del sovrano. L'opera accantonata per diversi decenni, è stata riscoperta solo in seguito. Nei testi di Elias non troviamo soltanto il rigore e la precisione della ricerca storico-empirica, o un'approfondita riflessione teorico-sociologica; troviamo anche un pensiero che attraversa quasi con noncuranza profondità più ampie, un pensiero quindi che ha spesso un sapore squisitamente filosofico anche se forse non ricercato e neppure del tutto consapevole. Elias del resto si era laureato in filosofia prima di dedicarsi agli studi sociologici, e questa sua formazione ha inevitabilmente lasciato la sua impronta.

OPERA: L’autore punta lo sguardo sulle Corti francesi del sei-settecento, in particolare su quella di Luigi 14°. Quello che più gli preme è di mostrare come la Corte di quel monarca ebbe una funzione rappresentativa di ampio significato, considerandola come la fase di stallo di un lungo processo di maturazione ed insieme 1

la premessa di un successivo disgregamento. Nel suo saggio del 1939 “La società di corte” Norbert Elias– filosofo, sociologo e studioso della corte di Luigi XIV - ben descriveva Versailles come “equilibrio delle tensioni tra gruppi umani interdipendenti”. Un’istituzione comprendente tante istituzioni, ciascuna espressione di gruppi di potere, tutte lontane dai problemi del popolo, incapace di capire quanto stava accadendo al di fuori di quel recinto. L’interesse dello studio è di comprendere l’emergenza del fenomeno politico e sociale del potere assoluto e della statualità nella Francia moderna, in specifico la sua strutturazione in uno spazio rappresentativo e simbolico come quello della corte, e il suo legame con le trasformazioni del comportamento sociale degli individui coinvolti nel processo. Egli si propone di comprendere i comportamenti degli uomini, che si legano tra loro in specifiche “formazioni”. La corte ad esempio è definita coma una “formazione composta da singoli individui”. Ma la parola chiave di tutta l ‘opera è “interdipendenza”: questa corte ha sedotto l’ autore perché entro la sua cerchia ognuno era legato all’altro, nessuno escluso. Lo stesso Re Sole era prigioniero del suo meccanismo: lo dominava e ne era dominato. L’obiettivo dell’analisi è quello di giungere ad identificare le interdipendenze (la rete delle interrelazioni umane che si sostanziano in comportamenti sociali) attraverso le quali lo sviluppo di una certa formazione sociale si inserisce nello sviluppo dell’intero ambito di funzioni sociali. La catena delle interdipendenze è alla base del sistema di corte e dello stesso potere regio. L’interdipendenza per l’autore è funzionale, perché la decisione di ciascuno è correlata a quella di altri. All’interno del mondo di corte l’individuo viene osservato sempre nell’intreccio dei suoi rapporti sociali e la considerazione di cui una persona godeva si identificava in quel contesto, con la sua esistenza sociale. Egli sostiene che nessuno seppe uscire dal meccanismo di interdipendenza che si era istaurato. L’unica via di uscita era la rivoluzione e quando questa sopravvenne, non rovesciò solo il monarca, né solo i privilegi aristocratici,ma anche le più alte roccaforti del prestigio borghese come i Parlamenti. Nella breve introduzione ai sette capitoli del testo, Elias precisa subito qual è l'oggetto del suo studio: la corte, come "organo" centrale e rappresentativo della società europea nel Cinquecento, nel Seicento e nel Settecento. "A quell'epoca", scrive, "non era ancora la "città", ma la "corte", e la società di corte, la matrice capace di esercitare la massima influenza ovunque." La città non era che la della corte, così come veniva chiamata nell’ancien regime. Questo potere della corte è particolarmente evidente proprio in Francia, durante il regno di Luigi XIV. Siamo nel contesto di uno Stato assoluto, in cui il potere è accentrato nella mani del monarca, ma non in modo così rigido e compiuto come avviene nei regimi autocratici. Il potere del re è di origine divina e si trasmette per via ereditaria, non ha, quindi, natura rappresentativa. Nello stato assoluto non si possono vantare diritti ma solo pretese di natura privatistico-patrimoniale , di cui sono titolari 2

coloro che possono vantare un titolo di proprietà. Non è uno stato costituzionale perché si basa su un concetto di sovranità che contrasta con l’idea della costituzione come limite del potere: gli unici limiti sono rappresentati dalle leggi supreme del regno (quelle di successione e quelle di origine divina e naturale). Questa società aristocratica - cortese, in quanto formazione centrale di quello stadio di sviluppo che, attraverso una lunga lotta, fu poi sostituito in modo repentino o graduale da quello professionale –urbano - industriale, lasciò sul piano della civiltà e della cultura un segno che penetrò poi nella società professionale - borghese dove fu assorbito e ulteriormente sviluppato. Una ricerca sulla struttura della società di corte consente dunque di acquisire contemporaneamente una più ampia comprensione della società professionale –urbana- industriale.

STRUTTURE E SIGNIFICATO DELLE ABITAZIONI. Le pagine dedicate alla “strutturazione dello spazio” abitativo dimostrano che l’obiettivo di Elias è quello di presentare la concretezza di queste trasformazioni come tangibile sin dal livello più visibile dell’osservazione. Quella che noi definiamo CORTE dell’ ancien regime in un primo tempo non fu che la casa straordinariamente ampia, con la connessa amministrazione domestica del re e i suoi famigliari (Maison Royales). La corte viene definita come un organo rappresentativo nell’ ambito sociale dell’ancien regime. Il potere del re sul paese non fu che un’estensione del potere che esercitava sulla casa e sulla corte. L’iniziativa di Luigi 14 fu quindi il tentativo di organizzare il paese come sua proprietà personale, come allargamento della sua corte. Poi la corte, suo primario campo d’azione, subì l’influenza dell’allargamento progressivo del dominio regio. Il risultato più evidente di questa interazione tra la grandezza del paese e la grandezza della corte reale fu il castello, la corte di Versailles, massima espressione di una società regolata gerarchicamente in tutte le sue manifestazioni. La dinamica del potere come produttiva di asimmetria delle posizioni nello spazio della configurazione sociale viene connaturata al grado di prossimità e distanza interno alle relazioni sociali fra soggetti e alle forme organizzative del loro vivere comune, così come alla sua generalizzata riproduzione su diversi livelli della stratificata struttura sociale. “L’organizzazione degli spazi rappresenta il tessuto delle relazioni”. L’oggettivazione dello spazio abitativo riflette l’esperienza soggettiva degli individui nei confronti della loro dimensione sociale. L’organizzazione e la gestione degli spazi abitativi è l’effetto e il prodotto dell’habitus di comportamento dei soggetti. Gli uomini di corte avevano contemporaneamente dimora nella casa del re, al Castello di Versailles, e un’abitazione nella città di Parigi, detta HOTEL o PALAIS. Questa era un edificio che si sviluppava attorno ad un cortile quadrato, da questo si dipartono due ali che contengono gli APPARTAMENTES PRIVES e nelle parti delle ali più vicine alla strada si trovano le stalle, le cucine, le stanze della servitù e le 3

dispense, tutti raggruppati attorno ad un piccolo cortile chiamato BASSE-COEUR dove si svolge la vita dei domestiques. Questi ultimi vivevano in un certo senso dietro le quinte ed erano molto numerosi: c’era l’intendente, che svolge tutte le faccende per i signori, il maitre d’hotel ,che dirige il personale ed annuncia “il pranzo è servito”. Oltre alla grande cucina ce ne era un’altra per conservare le derrate facilmente deperibili ed un’altra per la preparazione delle conserve. Gli appartamentes prives erano per il signore e la signora, uno a uno a sinistra e l’altro a destra del grande cortile, la cui struttura riflette la posizione degli stessi nella società. Il rapporto ufficialmente legittimato non si esprime nel concetto di famiglia, limitato all’alta borghesia, ma di “casa”, proprio dell’alta aristocrazia. Il carattere dell’ interdipendenza dell’uomo e della donna con la società è in un certo senso rappresentato dalla disposizione delle sale di ricevimento, che occupino la parte centrale e principale del pianterreno di rappresentanza, e per di più dispongono di uno spazio più vasto di quello dei due appartamentes prives messi insieme, è già di per sé un simbolo d’importanza che ha per la loro vita il rapporto sociale. Questa suddivisione degli spazi sociali ha un significato preciso: rappresentano nello stesso tempo la vita privata e quella professionale, mezzo di ascesa e discesa, adempimento obbligatorio di esigenze e imposizioni sociali. Sul finire dell’ancien regime, il duca di Crov disse una volta . Le abitazioni prendono assumono nomi differenti secondo il differente stato di chi le abita e ad esse corrispondono naturalmente aspetto diverso. Si chiama dunque MAISON quella di un borghese, HOTEL quella di un aristocratico, PALAIS quella di un principe o di un re, le MAISONS PARTICULIERES erano le abitazioni della massa dei professionisti, stato sociale più o meno elevato. La dimora dei militari aveva un’architettura ispirata all’ordine dorico; quella dell’uomo di chiesa uno stile meno rigido. Questa era dunque una società fondata su un ordine gerarchico, assolutistica che si distingue dalla società medioevale che la precede, per il fatto che ormai la monarchia ha preso il sopravvento sui ceti. È indubbio che il potere del re è nettamente superiore a quello di tutti gli altri nobili, dell’alto clero e dell’alta burocrazia. Subito dopo gli altri membri della casa reale si trovano i tre ceti più elevati: l’alta nobiltà di spada, l’alto clero, il corpo degli alti funzionari della giustizia e dell’amministrazione. Seguono poi gli stadi medi di finanzieri e borghesi arricchiti. Il terzo stato era poi un agglomerato di differenti gruppi professionali. A questo stato appartiene il Peuple: contadini, piccoli artigiani, operai,… ne fanno parte però anche gli strati borghesi di negozianti, fabbricanti, avvocati e i letterati. Una nobiltà particolare era poi la NOBLESSE DE ROBE, famiglie importanti nobilitate da luigi 14°. La grandezza e gli abbellimenti della casa vengono a dipendere non dalla ricchezza del proprietario, ma unicamente dal suo rango sociale e quindi dagli obblighi di rappresentanza di chi vi abita. S’ impara a distinguere lo stile che si adatta a questa o 4

quella abitazione grazie alla frequentazione della buona società, perché è lì che si acquistano il senso e la sensibilità per ciò che è confacente. Un duca deve farsi costruire una casa tale da far capire immediatamente che è un duca e non un conte, e questo vale per tutto il suo modi di presentarsi. Non può tollerare che un altro appaia più “ ducale” di lui. Quest’ obbligo di rappresentanza del proprio rango è inesorabile: perciò se non vi è denaro sufficiente, il rango, e quindi la stessa esistenza sociale del suo detentore, hanno solo una realtà limitata: un duca la cui dimora non sia adeguata a quella di un duca, non è quasi più un duca. IL SISTEMA DELLE DISPENSE. Nel secondo capitolo Elias ci parla invece della differenza tra l'"ethos sociale" della borghesia professionale (che subordina le spese alle entrate per consentire risparmi e investimenti) e quello della nobiltà di corte (ethos del consumo per lo stato), che spende in maniera adeguata al proprio rango per non perdere il rispetto della società. Questo comporta l'accentuarsi dei legami di dipendenza degli uomini di corte dal favore del re. Nella società in cui predomina l’altro ethos, quello del consumo per lo status, le spese sono funzionali alla propria affermazione sociale. A tal proposito, viene narrata la storia del duca di Richelieu che costituisce un vero paradigma di questo ethos sociale. Il duca consegnò a suo figlio una borsa di denaro affinchè imparasse come spende un grandseigneur; e allorchè il giovane gli riportò indietro il denaro, sotto i suoi occhi il padre gettò la borsa dalla finestra. In bocca ad un aristocratico il termine “economie” aveva un sapore spregiativo: l’economia, infatti, simboleggiava una virtù della piccola gente. Tutto questo però comporta anche che inevitabilmente alcune famiglie vadano in rovina. A tal proposito Montesquieu ha elaborato uno dei primissimi modelli sociologici europei. Parte da due premesse che caratterizzano assai bene sia la struttura della società, sia la stessa appartenenza al suo stato. Egli rivela come all’interno di questa salda struttura esista una costante circolazione di famiglie ce salgono e che scendono. Montesquieu osserva innanzitutto che sarebbe ingiusto sopprimere la norma con cui si vieta alla nobiltà di arricchirsi con il commercio. Se così si facesse, infatti, si toglierebbe ai commercianti lo stimolo principale a realizzare ingenti guadagni: quanto più sono attivi nel loro mestiere, tanto maggiori sono le loro possibilità di abbandonare la loro condizione di commercianti e di acquistarsi un titolo mobiliare. Una volta entrati a far parte della nobiltà della robe, grazie alle loro ricchezze, è possibile che col tempo la loro famiglia entri a far parte della nobiltà di spada. Ma quando ciò avviene, a loro volta saranno ben presto costretti ad assottigliare il loro capitale con spese adeguate al loro stato. Infatti, dice Montesquie, gli appartenenti alla nobiltà di spada sono individui che pensano di continuo al modo di accumulare una sostanza, ma contemporaneamente pensano che sarebbe una vergogna accrescere 5

le proprie sostanze senza cominciare a dilapidarle. Questa è la parte della nazione che dissipa il proprio capitale iniziale per servire la nazione. Quando una famiglia si è così rovinata, lascia il posto ad un’altra che a sua volta comincia subito a dissipare il suo capitale. Si chiude così il circolo che dalle famiglie borghesi divenute ricche e ascese alla nobiltà porta alle famiglie aristocratiche in declino, i cui membri alla fine dovranno guadagnarsi il pane con il proprio lavoro e che, privati del loro rango e del loro orgoglio, ricadono in seno alla borghesia, al popolo. L’ascesa e il declino delle famiglie sono innanzitutto fenomeni propri della dinamica immanente di questa struttura. Proprio perchè la dura battaglia per il rango, lo status e il prestigio si era profondamente radicata nella mentalità, nei valori e negli ideali dei sudditi, le tensioni e le gelosie così accresciute e inasprite tra i diversi stati, e in particolare tra le elites rivali di questa società articolata in modo gerarchico, si riprodussero costantemente; e ciò si verificò anche quando il consapevole sfruttamento di questo equilibrio delle tensioni, dopo la morte di Luigi 14° fu sostituito da un atteggiamento più trascurato e meno coerente. Il re poteva attenuare o impedire, con il suo favore personale, l’impoverimento o la rovina di una famiglia aristocratica; poteva trarla in salvo conferendole un incarico a corte oppure una carica militare, o semplicemente donarle del denaro, magari sotto forma di pensione. Perciò è evidente che il favore del re era una ciance più importanti. Pertanto nessuno intendeva giocarsi tali ciance comportandosi in un modo non gradito al re. Oggi è tanto più difficile comprendere questa situazione in quanto nella società industriali più avanzate è perlomeno possibile mantenere un elevato status e prestigio sociale senza essere costretti a metterli costantemente alla prova davanti agli occhi della gente con un alto livello di rappresentanza, abiti, andamento di casa e tenore di vita ricchi e costosi. Certamente anche oggi la pressione sociale impone, ai fini dello status, un elevato livello di spesa, ma la differenza sostanziale è che questo consumo e questi obblighi di rappresentanza nelle fasce elevate della società industriale hanno un carattere assai più privato di quanto non fosse nella società assolutistica di corte.

ETICHETTA E CERIMONIALE. Il terzo capitolo descrive e analizza l'etichetta e il cerimoniale di Versailles, illustrandoci quindi quella complessa gerarchia sociale che ha al suo vertice il palazzo reale. Il re è l'indiscusso "padrone di casa", nella corte e nell'intero paese, e qui tutto serve a rimarcarlo. Elias ci conduce attraverso le stanze e i corridoi, ci fa assistere ai diversi rituali che vengono celebrati nei suoi appartamenti, a partire dal risveglio mattutino. Ci rendiamo conto, via via che procede la descrizione, che lo stesso re dipende 6

dall'etichetta e dalla nobiltà di corte, essendo quest'ultima del tutto indispensabile per la legittimazione del potere sovrano. Sotto Luigi 14° la corte non era soltanto il suo centro essenziale e determinante: dato che il re non poteva di buon occhio la frammentazione della società e la creazione di circoli lontani dalla corte, la vita sociale si concentrò sempre più intorno alla corte stessa. La dinamica relazionale della corte s’ intreccia attraverso forme di osservazione degli uomini, forme di descrizione degli uomini, forme di trattamento degli uomini come “arte di dominio e controllo” del soggetto su di sé. Ma dalla sua morte, attraverso un lento processo questa solida cerchia cominciò a disgregarsi. Al vertice di questa gerarchia c’è poi IL PALAZZO DEL RE che ha trovato la sua espressione in una costruzione: il CASTELLO DI VERSAILLES, un complesso di edifici in grado di ospitare circa 10.000 persone. Anche nel castello del re erano presenti tutti gli elementi che caratterizzano gli hotels e che corrispondono alle esigenze abitative e ai costumi sociali dell’aristocrazia di corte. Ma mentre nelle case dei borghesi tali elementi si ripresentano in misura ridotta, qui sono ingigantiti, come elevato a una grande potenza: e ciò non soltanto per esigenza pratiche ma anche come indici della posizione di potere del re in quanto depositario di prestigio. Ciò vale innanzitutto per il cortile dinanzi al castello. Il cortile si addice ad un grande hotel. Non era sufficiente un solo cortile ad esprimere la dignità e il rango del re: qui...


Similar Free PDFs